Un ragazzo ben vestito si presenta ai genitori della fidanzata. Stringe loro la mano inseguito dalle suo ombre, postumi di troppe serate alcoliche che riesce a nascondere grazie al suo shampoo. È la pubblicità dalla quale è partito Beast, lo street artist che nell’opera comparsa il 6 ottobre su un muro a Milano ha fotografato l’Italia della crisi. E se i futuri suoceri sono la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente della Bce Mario Draghi, il giovane impomatato che si trascina dietro i volti stropicciati delle notti brave è l’Italia, incarnata nel premier Matteo Renzi. “Una metafora dell’attuale situazione italiana”, spiega Beast a ilfattoquotidiano.it. “Abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità per troppi anni”, denuncia, e chiarisce: “Ormai alla resa dei conti, quegli anni ci inseguono mentre cerchiamo di riconquistare una credibilità compromessa”. Il titolo? ‘Io sono io, noi siamo noi, e questo è quanto’, “una sintesi della comunicazione renziana, che ricorda tanto il Marchese del Grillo di Sordi”.
Nelle opere che Beast dedica alla politica non può mancare l’ironia. È un obiettivo dichiarato: “Voglio strapparvi una risata”. Non fine a se stessa, intendiamoci. “Per aiutare le persone a riflettere, l’arte necessita di uno spettatore volonteroso. Perché è impossibile notare ciò che non siamo predisposti a vedere”. Ecco allora le sue “trappole visive”, immagini verosimili anche se assurde, al punto da interrogarci sulla loro autenticità. Collage di rielaborazioni fotografiche, incorniciati in oro ed esposti nelle le vie cittadine come si fa nelle sale di un museo. L’effetto straniante è garantito, tanto che a prima vista possono sembrare trovate pubblicitarie. Ma se in basso a destra c’è un gorilla bianco su sfondo rosso, è opera di Beast.
Attivo ormai da diversi anni, prima di dedicarsi all’umanità renziana, l’artblog ha ritratto la ciurma dei berluscones, rileggendo la parabola del Cavaliere fino ai recenti servizi sociali. “Nei miei lavori cerco di evitare un giudizio strettamente politico, piuttosto mi appassiona la persona dietro al leader, quello che la sua faccia riesce ad esprimere oltre le parole che qualcuno gli ha scritto”. Quando cinque anni fa apparvero i primi ‘quadri’ su Berlusconi, la didascalia era “The future ain’t what it used to be” (Il futuro non è più quello di una volta). Cioè? “Passata la sbornia voyeuristica, ci siamo ritrovati con un paese allo stremo, qualche generazione fottuta e la necessità di ripartire. Renzi ha intercettato questo sentimento in modo efficace, così come fece Berlusconi nel ’94. In questo sono affini”.
Nonostante l’Arci-italianità dei soggetti, non c’è solo Milano a fare da sfondo ai collage di Beast. Da Silvio a Matteo, passando per Monti, Bersani e Grillo, i suoi ritratti fanno bella mostra sui muri di tante città europee. Come a Monaco di Baviera, dove può capitare di incrociare la deputata Pd Alessandra Moretti circondata da palloncini rossi, completamente nuda. Mentre ad Augusta la gonna corta di una patinata Maria Elena Boschi non regge il confronto con quella della Bindi, che si solleva come in un film di Marilyn Monroe. “Mi rendo conto che la Boschi esposta a Stoccarda non riscuota lo stesso interesse, ma resta il quadro in sé, nella speranza di catturare l’attenzione di un connazionale emigrato”, ragiona l’artista milanese, che quando gioca in casa ammette di scegliere con cura il muro più adatto: “Conosco il tipo di persone che frequenta quel posto: ne approfitto”.
Lavori che, è il caso del più recente su Renzi, possono richiedere ore e ore di impegno per la sola messa in posa. Rigorosamente in notturna, come fa la maggior parte della street art, accusata spesso di “imbrattare” i centri urbani. “Arte? Non penso di fare arte, ho troppo rispetto per gli artisti che ammiro per definirmi tale. Realizzo collage e li espongo. Se riesco a farti ridere, ho fatto centro”. E allora poco importa che la sia chiami Street art, Urban art o Guerrilla art. “Ha un senso oggi dare un nome a ciò che è sempre esistito? Un tempo erano frecce e bisonti, oggi i migliori realizzano opere monumentali, quelli scarsi si limitano a scrivere il proprio nome sul muro”, minimizza, accettando però le responsabilità della comunicazione con il pubblico, di scegliere cosa dire e come dirlo, facendo attenzione alla differenza tra provocazione e offesa. “Una battuta comica ben riuscita sa stare in equilibrio tra chi la dice e chi l’ascolta”, assicura Beast. Bene, ma poi che fine fanno le tue opere? “Alcune le rubano, altre le staccano i negozianti, altre la polizia”. Un peccato, no? “Più che altro mi fanno un favore, di muri vuoti in città ce n’è sempre meno”. Foto e video: www.beastmaster.tv.