Ha chiesto di utilizzare un immobile confiscato alla ‘ndrangheta per trasferire la sua azienda sull’orlo del fallimento. E intanto Equitalia ha avviato le procedure per vendere la sua casa all’asta. È la triste storia del testimone di giustizia Tiberio Bentivoglio che a Reggio Calabria gestisce una sanitaria. Qualche anno fa ha subito un tentato omicidio, ha denunciato e fatto arrestate la cosca del suo quartiere che gli ha incendiato il negozio per due volte. Lo ha rimesso in piedi ma non è riuscito più a pagare i contributi ai dipendenti, l’affitto dei locali e le tasse perché all’improvviso ha perso i clienti. Vorrebbe trasferire la sua attività commerciale in uno dei tanti immobili strappati alla ‘ndrangheta. Locali che, a Reggio, sono praticamente abbandonati. A lui l’Agenzia dei beni confiscati ha chiesto affitti da capogiro: anche 6mila euro al mese per la locazione. “Mi sono rivolto allo Stato ma i canoni sono esosi. – dice Bentivoglio – Non se ne parla neanche”. “È un prezzo fuori dal mercato” è il commento del procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho il quale si sofferma pure sulla vendita all’asta dell’abitazione di Bentivoglio: “La Procura aveva emesso un provvedimento di sospensione che è scaduto il 25 settembre. Dopo 5 giorni Equitalia si è presentata per la vendita della casa. Mi domando: la stessa solerzia c’è anche per gli altri debitori?”. “La mia casa – si sfoga Bentivoglio – non la comprerà una brava persona, ma verrà un mafioso, un pezzo di malacarne e si comprerà il mio bene immobile” di Lucio Musolino
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