Il capogruppo dei 5Stelle in regione Emilia Romagna è stato condannato per l’acquisto di spazi di programmazione disponibili dalle emittenti televisive ad un risarcimento di 7600 euro (108 per il 2010, 3600 per il 2011 e quasi 4000 per il 2012) oltre alle spese di giudizio. L'ex Favia: "Dovrebbero espellere Davide Bono"
Il 10 ottobre il verdetto della Corte dei conti, oggi è arrivata l’espulsione. Il capogruppo M5s in Emilia Romagna Andrea Defranceschi è stato condannato dalla magistratura contabile per l’utilizzo dei fondi assegnati ai gruppi per le interviste a pagamento e quindi “non fa più parte del Movimento”. L’annuncio di espulsione arriva dal blog di Beppe Grillo.
Defranceschi è stato condannato dalla Corte per l’acquisto di spazi di programmazione disponibili dalle emittenti televisive ad un risarcimento di 7600 euro (108 per il 2010, 3600 per il 2011 e quasi 4000 per il 2012) oltre alle spese di giudizio. Per la Corte dei conti le spese per l’acquisto di spazi di comunicazione politica “risultano essere palesemente contra legem“.
I magistrati ha condannato due giorni fa a risarcire la Regione Emilia-Romagna sette capigruppo dell’assemblea legislativa: Marco Monari (Pd), Luigi Giuseppe Villani (Pdl), Gian Guido Naldi (Sel), Roberto Sconciaforni (Fds), Silvia Noè (Udc), Mauro Manfredini (Ln) e Andrea Defranceschi (M5S). Sconciaforni ha ritirato ieri la sua candidatura alle elezioni regionali.
“Invece di Defranceschi, dovrebbero espellere il consigliere regionale Davide Bono che in Piemonte pagava le emittenti locali per intervenire nei tg, cosa vietata, mentre noi rispettavano norme regionali, sancite dalla presidenza dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna – dice l’ex M5s Giovanni Favia -. Seguendo le disposizioni regionali che la Corte dei Conti contesta applicando norme nazionali noi avevamo un contratto che parlava di dieci interviste ma ne abbiamo fatte alcune in più perché il contratto era annuale: le prime dieci le feci io, poi andò una volta o due Defranceschi”. Defranceschi ora non commenta, ma dal suo staff confermano che tutto avveniva seguendo le disposizioni della presidenza dell’Assemblea. “Non dobbiamo vergognarci di niente – aggiunge Favia – siamo a posto con la coscienza. Ma quale danno erariale… anzi, abbiamo risparmiato: quando sono dovuto uscire dal gruppo M5s c’era un avanzo di 300.000 euro dal mio budget”.