Tornano a casa gli oltre 17mila soldati russi impegnati da quest’estate nella regione di Rostov, nel sud della Russia. Vladimir Putin ha ordinato il ritiro delle truppe russe dalla frontiera con l’Ucraina. Un segnale di incoraggiante distensione volutamente inviato dall’uomo forte della Russia alla vigilia di una settimana decisiva dal punto di vista diplomatico per stabilizzare il precario processo di pace nell’est ucraino dove ancora si continua a morire nonostante la tregua.
L’annuncio arriva proprio mentre torna alla ribalta sulla scena internazionale un conflitto che in sei mesi ha mietuto più di 3.600 vite e ha causato la peggiore crisi tra Mosca e l’Occidente dopo la fine della Guerra Fredda. È previsto infatti a Milano questa settimana un incontro decisivo per il consolidamento del fragile processo di pace nell’est ucraino tra il leader del Cremlino e il presidente ucraino Petro Poroshenko, a margine del summit euroasiatico Asem in programma il 16-17 ottobre. Sarà il primo faccia a faccia tra i due leader dopo la firma degli accordi di Minsk del 5 settembre per il cessate il fuoco e una soluzione politica alla crisi. Ma con un nuovo e maggiore coinvolgimento dell’Europa. L’incontro si svolgerà a margine di un summit cui parteciperanno i leader europei tra cui il cancelliere tedesco Angela Merkel e i premier italiano Matteo Renzi – padrone di casa e presidente di turno della Ue – e britannico David Cameron.
Isolata dalla scena mondiale, la Russia ha visto la sua economia colpita dalle pesanti sanzioni economiche introdotte dall’Occidente, che l’accusava di aver inviato in agosto truppe regolari per sostenere i ribelli nell’Ucraina orientale. Mosca ha sempre negato il coinvolgimento delle sue truppe al fianco dei separatisti filo-russi, giustificando la presenza dei suoi militari vicino al confine ucraino con manovre di esercitazione. Tuttavia l’accumulo di truppe vicino al confine ucraino è stato ampiamente interpretato come una minaccia per invadere l’Ucraina orientale. Ora, secondo l’agenzia di stampa RIA Novosti, le manovre di addestramento delle truppe russe nella regione meridionale di Rostov sono finite. E se le truppe effettivamente lasciano la zona di frontiera, il ritiro potrebbe segnare una rimozione di tale minaccia. Ma finora, scrive la Cnn, la Nato non ha confermato che le truppe russe hanno effettivamente cominciato a ritirarsi. Intanto l’Ucraina fa la sua parte. È di domenica la notizia dell’ok alle dimissioni del ministro della Difesa ucraino, Valery Gueleteï, ‘accettate’ dal presidente Poroschenko che ha parlato di “ora di cambiamento alla guida del ministero”. Gueleteï è stato, tra l’altro, accusato dai media di inazione nei confronti delle truppe russe nell’est separatista. E la decisione delle sue dimissioni arriva dopo un rimpasto ai vertici del corpo delle guardie di frontiera.