Cronaca

Alluvione Genova, Burlando: “I lavori? Ebbi due diffide, non volevo pagare io”

Il presidente della Regione Liguria si difende sul cantiere del Bisagno bloccato da un contenzioso al Tar. "Le ditte vincitrice mi intimavano di farlo partire, le perdenti il contrario. E se mi avessero chiesto un risarcimento?". L'intervento sul Fereggiano "fu bloccato dalla magistratura, che poi assolse tutti". La Casa delle legalità attacca: "Non è colpa dei giudici, ma di chi preferisce spendere i soldi per Terzo valico e Gronda"

«Io vorrei partire con i lavori, ma attendo conforto dall’Avvocatura dello Stato, che ho già interpellato sia in sede locale che in sede nazionale». Claudio Burlando, governatore ligure, parla nella veste di commissario straordinario dei lavori di rifacimento della copertura del torrente Bisagno, il “colpevole” dell’ultima alluvione genovese. Il secondo lotto dell’intervento, fermo dal novembre 2011, è stato sbloccato nel luglio scorso dal Tar del Lazio, eppure i lavori materialmente non sono ancora ripresi. Perché? «Ho ricevuto due diffide contrapposte – spiega Burlando a ilfattoquotidiano.it – Le ditte che hanno perso il ricorso al Tar mi diffidano dal disporre la ripresa dei lavori. Le ditte concorrenti, che il ricorso al Tar lo hanno vinto, al contrario mi invitano ufficialmente a ordinare la ripresa dei lavori». E dunque? «Io vorrei ricominciare subito, ma si pone una questione. Se il consorzio perdente facesse ricorso al Consiglio di Stato e lo vincesse, nel frattempo i lavori sarebbero in corso d’opera o già completati. Le ditte ingiustamente escluse avrebbero titolo a un risarcimento. Non vorrei essere io personalmente a tirare fuori i quattrini…».

La recente legge Madia consente di assegnare i lavori relativi a opere pubbliche di rilevante importanza anche in pendenza di ricorsi amministrativi, prevedendo un risarcimento nel caso in cui l’esito finale del ricorso ribaltasse la situazione. La legge non specifica chi dovrebbe pagare il risarcimento. Fonti dell’Avvocatura dello Stato – interpellate da ilfattoquotidiano.it – precisano che non c’è alcun vuoto normativo. Ci si riferirebbe ai principi  generali dell’ordinamento giuridico. In presenza di un danno comprovato per dolo o colpa grave a pagare il risarcimento sarà l’amministrazione che ha emanato l’atto illegittimo. Rischio minimo, dunque, nel caso del Bisagno. Sarebbe lo Stato, in ultima istanza, a farsene eventualmente carico.

Iniziati nel 2006, i lavori per aumentare la portata idrica del torrente (dalla stazione Brignole alla Foce) sono stati realizzati solo nella parte terminale, dalla questura alla Fiera del Mare. Il secondo tratto (dalla questura alla stazione Brignole) è rimasto impigliato nel ricorso al Tar presentato da due ditte, la Pamoter e la Fincosit, escluse dall’assegnazione del secondo lotto dei lavori, (valore di 30 milioni di euro). A gennaio 2103 il Tar della Liguria aveva accolto il ricorso. Annullando l’assegnazione perché la commissione giudicatrice dell’appalto, formata dal commissario Giuseppe Romano con tre tecnici non qualificati (nessuno di loro aveva competenza in materia di idraulica) non rispondeva ai requisiti per la corretta valutazione delle offerte.

Il controricorso al Consiglio di Stato (presentato nel gennaio 2013) ha stabilito che il Tar della Liguria non era competente a giudicare la controversia, assegnata al Tar del Lazio che si espresso il 14 luglio scorso. Ribaltando il verdetto del Tar ligure, ha riconosciuto le ragioni delle aziende (Vipp, Sirce e Tre Colli, nel frattempo le ditte sono diventate quattro) e ha disposto la ripresa dei lavori (leggi la lettera inviata al premier Renzi dalle ditte vincitrici il 5 agosto per sollecitare l’avvio dei lavori dopo la sentenza). La sentenza del Tar del Lazio viene notificata in questi giorni alle parti. Il ricorso al Consiglio di Stato da parte di Pamoter e Fincosit è quindi più di una ipotesi.

La volontà politica però va in direzione della ripresa dei lavori che richiederanno tre-quattro anni per essere completati. La nuova sistemazione idraulica del tratto finale del Bisagno non risolverà tutti i problemi e se anche fosse stata già completata probabilmente non sarebbe bastata, da sola, a impedire il tracimamento delle acque del Bisagno. Ma di certo ridurrebbe la soglia del rischio. Magari aiutata dallo scolmatore del Fereggiano, il rivo che provocò l’alluvione del 2011. «Lo scolmatore del Fereggiano lo progettai e finanziai quando ero sindaco della città, più di vent’anni fa. – rivendica Burlando – Un’inchiesta della magistratura bloccò i lavori e quando tutti gli imputati vennero assolti la ditta che aveva avviato l’opera ottenne dal Comune di Genova un risarcimento di nove miliardi di lire dell’epoca. Si sarebbe potuto e dovuto completare lo scolmatore, ma il mio successore se n’è guardato bene e adesso pontifica». Il riferimento è ad Adriano Sansa, che prese il posto di Burlando quando l’attuale governatore finì in carcere, accusato di aver preso mazzette per la realizzazione del sottopasso di Caricamento. Una vicenda giudiziaria dalla quale Burlando uscì poi assolto.

Il governo Monti nell’autunno del 2012 ci aveva dato 25 milioni per il Fereggiano – ha ricordato il sindaco Marco Doria a “Repubblica” – Domani apriremo le buste per la gara. Il problema sono i tempi. Abbiamo ottenuto il finanziamento all’inizio del 2013, poi c’è stato il lungo iter (90 giorni solo per la registrazione presso la Corte dei Conti) e fino all’estate scorsa non siamo potuti partire».

Sullo scolmatore del Fereggiano si sono appuntate le critiche dei grillini che, parere del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici alla mano, hanno chiesto di rivedere il progetto. Nel parere infatti ci si lagna tra l’altro del fatto che “la portata di dimensionamento dell’opera sia stata definita in maniera convenzionale senza sviluppare un apposito studio idrologico riferito ai bacini idrografici di interesse”. La più grave mancanza sembra quella di non aver tenuto adeguatamente conto dei processi di cambiamento climatico in atto da diversi anni, tanto che «le stime del tempo di ritorno della portata di progetto definiscono probabilmente in modo non sufficientemente preciso per il rischio residuo di inondazione per incapacità dell’opera di scolmo di convogliare la portata in arrivo da monte”. Il progetto viene accusato di essere stato fatto su stime, calcoli e previsioni dello scorso secolo (sulla base di tabelle vecchie di 30 anni). Infine i costi dell’opera: 45 milioni di euro per la realizzazione del solo primo stralcio del primo lotto. Il secondo stralcio del primo lotto ha un costo aggiuntivo di 13 milioni e trecentomila euro per un costo complessivo del primo lotto pari a euro 58,3 milioni. Il secondo lotto è rappresentato dal prolungamento dello scolmatore fino alla Sciorba.

L’associazione Casa della Legalità invita la politica a vigilare sulle possibili infiltrazioni mafiose nelle opere pubbliche. E respinge l’idea che sia colpa del Tar se le opere di messa in sicurezza di torrenti e rivi non sono state fatte. “L’unico appalto rallentato è quello relativo ad un lotto del rifacimento della copertura del Bisagno”, scrive Chrstian Abbondanza, anima e cuore della Casa della Legalità, minacciato in aula al processo “La svolta” sulla ‘ndrangheta in Liguria. “La realizzazione dello scolmatore del Fereggiano necessita di ingenti fondi che le Pubbliche Amministrazioni non vedevano come priorità, preferivano il Terzo Valico e la Gronda. Dopo l’alluvione del 2011 sono stati spesi altri fondi per mettere in sicurezza il Fereggiano (in attesa dello scolmatore). Peccato che il Fereggiano sia esondato proprio nello stesso identico punto del 2011… E i progetti ed i lavori chi li ha fatti e gestiti? Non certo i Magistrati o il Tar, ma la Pubblica Amministrazione”.