Realizzato in collaborazione con l'Università di Bologna, sarà in grado di fornire un “barometro sociale” delle opinioni dei cittadini presenti in rete. Su questo il politico potrà valutare rischi più o meno alti nel mettere in pratica una determinata scelta
Un nuovo modello informatico per aiutare i politici a prendere le proprie decisioni pubbliche. Nasce ufficialmente all’Università di Bologna il sistema “ePolicy” capace di assistere l’eletto di turno nell’iter, spesso tormentato, di attuazione delle scelte politiche. “Ogni volta che prendono una decisione, i policy maker dovrebbero avere un occhio esteso ad una quantità enorme di dati che hanno un impatto sociale ed economico spesso altissimo, e che il nostro progetto riesce a registrare e fornire”, spiega a ilfattoquotidiano.it Michela Milano, autrice del progetto e docente al Dipartimento di Elettronica, informatica, sistemistica dell’Università di Bologna. “Come e cosa l’opinione pubblica pensi rispetto a certe tematiche diventa oggi fondamentale quando un amministratore pubblico deve scegliere una strada piuttosto che un’altra”.
In pratica il sistema informatico che l’ateneo di Bologna ha progettato e sviluppato assieme all’Università di Cork e del Surrey, all’Università degli Studi di Ferrara, a PPA Energy, alla portoghese Inesc, Aster e alla tedesca Fraunhofer Institute for Computer Graphics Research, sarà in grado di fornire un “barometro sociale” delle opinioni dei cittadini presenti in rete e su questo il politico potrà valutare rischi più o meno alti nel mettere in pratica una decisione su un tema.
“Si chiama ‘sentiment analysis’ e noi l’abbiamo basato sull’approccio statistico – spiega Milano -. Alcune persone leggono blog, siti web e social network e rispetto alle frasi scritte assegnano punteggi, si creano tag. Più esempi vengono registrati, più il modello diventa equilibrato. Certo bisogna essere in grado di catturare le sfumature. Ad esempio l’ironia, ma dopo numerosi test il sistema funziona bene per il decisore”.
Il modello informatico “ePolicy” ha visto la luce dopo quattro anni (2011-2014) di intenso lavoro, ed è stato finanziato dalla Comunità Europea con quasi 3 milioni di euro. Il sistema è già stato utilizzato, come caso concreto di studio, per il Piano Energetico della Regione Emilia-Romagna, con dati inseriti in precedenza, e per la valutazione ambientale del piano operativo regionale che distribuisce i fondi strutturali. Attualmente è in uso anche nella Regione Piemonte, mentre è in via di definizione una collaborazione con il governo scozzese per l’uso del sistema presso la loro amministrazione.
“La Regione Emilia Romagna aveva già attuato una partecipazione attiva dei cittadini sui temi della green economy con il sito ioPartecipo, dove ci si poteva scambiare pareri sulle scelte politiche dell’amministrazione; questa è invece una partecipazione più ‘passiva’. Ad esempio sul tema delle biomasse sul web è stata registrata un’ondata di contrarietà elevata. Con ePolicy e la rielaborazione delle informazioni attraverso l’approccio statistico fornito dal modello portoghese della Inesc abbiamo analizzato l’accettabilità dell’argomento e siamo in grado di fornire un ‘barometro sociale’ utile per i decisori: se poi a loro non interessa e non lo vogliono condividere non è un problema. Il sistema c’è e funziona. Certo, dovessi essere sincera l’inizio del rapporto con i politici è stato difficile: abbiamo avuto bisogno a nostra volta di esperti per capire il loro linguaggio”.
Il passo per una possibile commercializzazione è dietro l’angolo: “Sono una docente universitaria e non mi occupo di questo, anche se so dell’interessamento di diverse aziende”, continua Milano. “Per ora il nostro sistema informatico funziona bene sui temi ambientali. La sfide del progetto saranno ad esempio su sanità, lavoro e trasporti”. Anche se sull’intero progetto aleggia un’aria da Grande Fratello online, utilizzato sicuramente nell’ambito pubblicitario web, ma finora mai declinato in termini di opinioni su tematiche politiche: “E’ chiaro, perché i risultati siano i più vicini al vero pensiero degli utenti il metodo di partecipazione deve rimanere passivo ed indiretto. Ed è altrettanto chiaro che con tutte le informazioni private che immettiamo sui social network e sul web in generale siamo sempre più tracciabili e visibili”, conclude la docente Unibo. “Nonostante mi occupi di queste dinamiche, io posto in rete pochissime informazioni su di me”.