La scia di polemiche dopo l’espulsione di Andrea Defranceschi fa scoppiare un nuovo caso nel Movimento 5 stelle in Emilia Romagna. Questa volta porta il nome di Dario Pattacini, in corsa alle prossime elezioni regionali proprio con il M5S, e nel 2013 sospeso dall’Ordine dei giornalisti per la vicenda delle interviste a pagamento. La stessa che è costata a Defranceschi la condanna della Corte dei conti, con la conseguente diffida all’utilizzo del simbolo. Ex conduttore tv delle rete locale 7Gold, Pattacini metteva in contatto i consiglieri regionali con la concessionaria, per la compravendita degli spazi nell’emittente. Per questo, ora, tra i 5 stelle c’è più di un mal di pancia: ad alcuni attivisti la sua candidatura appare inopportuna, visto che Pattacini potrebbe andare a prendere il posto che era di Defranceschi. In sostanza è stato espulso chi ha comprato le interviste e sarà candidato colui che faceva da tramite tra politici e pubblicità.
A Monzuno, comune in provincia di Bologna, un gruppo di attivisti ha deciso così di pubblicare una lettera aperta, rivolta in particolare alla candidata alla presidenza dell’Emilia Romagna, Giulia Gibertoni. E insieme un appello per chiedere all’ex speaker e conduttore di ritirarsi. “Chiediamo di chiarire perché Pattacini si trova al momento ancora tra le file degli eleggibili nelle liste regionali, visto che una sentenza dell’Ordine dei giornalisti lo ha sospeso per 6 mesi, per la vicenda delle interviste a pagamento, e che organizzava quella cessione a titolo oneroso di spazi di comunicazione politica criticata dalla Corte dei conti”.
Ma nel testo gli attivisti vanno oltre. E includono anche un riferimento a una precedente esperienza politica di Pattacini nell’Italia dei valori. Nel 2009 infatti partecipò alle amministrative bolognesi, sfidando anche la lista civica BeppeGrillo.it. “Ma le regole per le candidature del Movimento lo vietano” fanno notare. Per questi motivi, concludono, “chiediamo ai nostri portavoce di spiegarci perché la sua candidatura è ancora effettiva. E chiediamo a Pattacini di fare un passo indietro e rimanere a dare il suo sostegno al Movimento, ma solo come attivista”.
Così a poco più di un mese dall’elezioni che decideranno il successore di Vasco Errani, e nel pieno della raccolta firme per la presentazione delle liste, il Movimento 5 stelle emiliano romagnolo, da sempre percorso da tensioni interne, ancora non riesce a trovare pace. “A mio avviso il passato di Pattacini non è sicuramente il miglior biglietto da visita possibile e gli elettori faranno le proprie valutazioni una volta chiamati a scegliere” è il commento di Massimo Bugani, consigliere comunale a Bologna, considerato vicino allo staff e a Grillo e Casaleggio. “Di certo però Pattacini non è né indagato, né condannato, a differenza di Defranceschi. Per questo, secondo le nostre regole, è candidabile. E’ entrato in lista democraticamente, prendendo voti alle primarie”.
Come dichiarato da lui stesso nell’ambito delle indagini della Guardia di finanza, Pattacini, che non è mai stato indagato, faceva da intermediario tra Giovanni Favia, all’epoca consigliere dei 5 stelle, e Defranceschi, e la concessionaria Media&Media93. Su sua indicazione, i gruppi consiliari stipulavano un contratto con la società, così da garantirsi un preciso numero di presenze negli studi tv. Apparizioni pagate attingendo ai fondi regionali per i gruppi. “Mi sono sentito dire: lavori se porti soldi” si era difeso Pattacini nel 2012, quando scoppiò la polemica. Per quelle interviste Pattacini non ha avuto alcun problema con la giustizia, ma è stato sanzionato dall’Ordine dei giornalisti con 6 mesi di stop. Con lui anche il cronista ed editore di 7Gold, Luigi Ferretti.