È recentissima la notizia che il Comune di Milano adotterà una procedura a tutela dei dipendenti che segnalano illeciti nell’interesse pubblico nel corso della propria attività lavorativa. La segnalazione dell’illecito è definita whistleblowing (letteralmente “soffiare nel fischietto”). Si utilizza un termine inglese perché le possibili traduzioni italiane (spia, delatore, talpa) avrebbero una connotazione negativa che non riguardano il fenomeno.
Nel caso del Comune di Milano i dipendenti dell’ente pubblico potranno quindi denunciare qualsiasi attività sospetta di corruzione, concussione e in generale qualsiasi reato contro la Pubblica amministrazione.
Purtroppo non tutti sembra abbiano analizzato in maniera approfondita il fenomeno del whistleblowing e così accade che Giuseppe Sala, audito in Commissione Expo a Palazzo Marino il 13 giugno 2014, ovvero subito dopo l’arresto del general manager Angelo Paris, relativamente alla proposta di introdurre il whistleblowing rispose: “La mia opinione conta quello che conta, ma mi sembra un’asimmetricità che non capisco che uno possa permettersi in maniera anonima di fare una denuncia, mentre dall’altra parte c’è chi ci mette la faccia. Ma tant’è!”.
La risposta sembra rimandare alla delazione di epoca fascista: sarebbe fuorviante, quanto superficiale.
Il whistleblowing non è paragonabile alla delazione perché il whistleblowing permette la tutela di interessi pubblici (non degli interessi di un’ideologia come quella fascista), l’identità di chi denuncia è tendenzialmente conosciuta e – soprattutto – le denunce vengono verificate e devono essere circostanziate. Il fatto che vengano tutelati interessi pubblici (e non quelli di un’ideologia) è garantito dalla nostra Costituzione che impedirebbe l’utilizzo del whistleblowing per fini contrari ad essa.
Nel Regno Unito, dove il whistleblowing esiste dal 1998, i sondaggi indicano che oggi il 72% dei lavoratori inglesi considera il termine in maniera positiva o neutrale. Anche negli Stati Uniti il whistleblowing è ormai percepito positivamente, ma non dobbiamo credere che ciò sia connaturato alle due Nazioni. In tutti i Paesi del mondo, infatti, i whistleblower hanno inizialmente subito sempre ed esclusivamente ritorsioni e licenziamenti, il motivo è semplice: sono generalmente molto fastidiosi per chi è al potere.
Una volta istituite precise regole, che ne impediscano gli abusi, il whistleblowing è uno strumento a tutela dei cittadini, pericoloso solo per chi è al comando, perché gli impone di non abusare del proprio potere. Pochi lo sanno, ma il Movimento 5 Stelle a ottobre 2013 ha presentato una proposta di legge, a prima firma di Francesca Businarolo, deputata alla Camera M55, per tutelare i dipendenti, pubblici e privati, che hanno il coraggio di segnalare gli illeciti che si verificano all’interno delle loro aziende. Purtroppo la proposta non è ancora stata presa in considerazione dal Governo.
Chissà quante cose si potrebbero scoprire su Expo se venissero adottate procedure di whistleblowing. Qualche malizioso potrebbe pensare che è proprio per questo che non viene introdotto il whistleblowing, che è più facile rifiutarlo che adottarlo.