Non sono bastate le bufale sugli immigrati che non avrebbero mosso un dito per spalare il fango nel capoluogo ligure, alimentate e utilizzate da siti e movimenti di parte, prontamente smentite in prima persona dagli stessi cittadini genovesi in difesa di chi, immigrato, si è rimboccato le maniche per far tornare alla normalità la loro città definendoli “nuovi cittadini”. Adesso a tener banco è un comunicato diffuso dalla Prefettura di Genova in merito allo slittamento di un giorno del termine utile per il pagamento delle cartelle esattoriali in scadenza il giorno 13 ottobre 2014.
In un breve lasso di tempo siti internet e pagine Facebook diffondono il comunicato, contestando le istituzioni per un solo giorno di tregua dato ai cittadini genovesi al pagamento delle tasse. L’indignazione è virale e i commenti non mancano: dal semplice “Buffoni” al “Bruciate le cartelle esattoriali”, arrivando a leggere “Questa è una guerra dichiarata ai cittadini, riprendiamoci la nostra dignità costi quel che costi”.
Ai cittadini indignati, e fomentati dalla disinformazione dilagante, sfugge un semplice dato, ossia che la Prefettura è tenuta ad operare in merito alla sicurezza e l’incolumità dei cittadini e, in questo caso, fa riferimento ad uno slittamento del termine di pagamento in seguito alla chiusura degli uffici postali e allo stato di allerta in atto. Inoltre, quello che sembrerebbe essere evidente è che i pagamenti in questione siano quelli riguardanti le multe, presumibilmente quelle in scadenza il 13 ottobre 2014, multe che dipendono dalla Prefettura. Abbiamo detto “sembrerebbe essere evidente”, appunto perché ai commentatori indignati che hanno sfogato la loro rabbia verso il Comune di Genova e lo Stato italiano non lo è stato.
Ironia della sorte, il periodo considerato è molto vicino alla data del 16 ottobre 2014, giorno in cui si paga la prima rata TASI del 2014, che potrebbe essere stata considerata come una di quelle “cartelle esattoriali” citate nel comunicato della Prefettura.
Un fattore importante da citare è quello legato alla data di pubblicazione del comunicato, il 12 ottobre 2014. Le pagine Facebook, e i siti di “informazione alternativa” a loro legate, hanno diffuso la notizia solo il 14 ottobre 2014, denunciando la mancata sensibilità nei confronti dei contribuenti genovesi, ma visto che la Prefettura non si occupa di tasse non è corretto, in questo specifico caso, nemmeno parlare di contribuenti.
Se proprio vogliamo parlare di un aiuto ai contribuenti del capoluogo ligure, dovremmo allora citare le notizie pubblicate il 13 ottobre 2014, un giorno prima dell’annunciato “scandalo”. Infatti, in seguito ad una seduta straordinaria della Giunta comunale, il Comune di Genova ha deliberato la sospensione fino al 31 dicembre 2014 del pagamento delle rate IMU, TASI, TARI e COSAP da parte di coloro che hanno subito danni causati dall’alluvione. La Giunta ha annunciato, inoltre, che introdurranno ulteriori agevolazioni.
Se i cosiddetti siti di “informazione alternativa” avessero dato un’informazione completa molti cittadini non si sarebbero indignati con tanta violenza.
Aggiornamento del 15 ottobre ore 13.45
Con questo articolo non neghiamo l’esistenza del comunicato della Prefettura e lo slittamento del pagamento di un giorno per le cartelle esattoriali in scadenza il 13 ottobre 2014, ma cerchiamo di spiegare a quei cittadini indignati che la Prefettura è tenuta ad operare in merito alla sicurezza e l’incolumità dei cittadini, vista l’impraticabilità delle sedi di riscossione del capoluogo ligure. Parliamo quindi di una sospensione dovuta ad un chiaro motivo di sicurezza. Chi ha diffuso la notizia il 14 ottobre 2014, attraverso i social network e i siti di “informazione alternativa”, lo ha fatto senza specificarlo e facendo intendere il fatto come una beffa da parte del Governo e delle istituzioni insensibili nei confronti dei cittadini, senza informare questi ultimi in merito alle prime decisioni della Giunta comunale. Si può contestare la celerità degli interventi governativi legati ad Equitalia, ma non si dovrebbe incentivare l’indignazione quando questo fatto è legato ad un fattore di sicurezza ed incolumità fisica dei cittadini.