L’Istituto nazionale di previdenza ha versato lo scorso anno, tra cassa integrazione, assegni di disoccupazione, mobilità e Aspi, ammortizzatori sociali per 14,5 miliardi miliardi di euro, in aumento del 15,8% sull’anno prima. Ma alla cifra vanno aggiunti oltre 9 miliardi di contributi figurativi, cioè le somme che l’Inps accredita sul conto assicurativo del lavoratore nei casi in cui (per malattia o, appunto, disoccupazione) la sua attività si interrompe. Il totale arriva così a 23,6 miliardi, pari al 4,1% in più rispetto al 2012. L’anno scorso, del resto, per effetto della crisi i dipendenti del settore privato sono diminuiti di 313mila unità, soprattutto a causa di un crollo del numero degli operai (-229.700). Facendo i conti, la spesa totale risulta finanziata per il 38,3% dai contributi a carico di imprese e lavoratori e per il 61,7% da oneri a carico dello Stato. In questo quadro, e sommando a queste uscite quelle per le pensioni, il saldo dell’Inps nel 2013 è negativo, con un disavanzo complessivo di 8,7 miliardi, in miglioramento rispetto ai 9,7 miliardi del 2012. Le entrate sono state pari a 397,7 miliardi (+4,1%) mentre le uscite hanno raggiunto quota 406,4 milioni (+3,8%), tra cui 322 di spese correnti.
Erogate 21 milioni di pensioni per 267 miliardi – Dal bilancio sociale dell’Inps, presentato martedì, emerge che nel 2013 l’istituto ha erogato in tutto circa 21 milioni di pensioni, tra cui 17,3 milioni di invalidità, vecchiaia e superstiti, per circa 242 miliardi di euro, e 3,7 milioni di pensioni assistenziali (finanziate dalla fiscalità generale e costituite da pensioni e assegni sociali e prestazioni agli invalidi civili) per oltre 25 miliardi di euro, in aumento dell’1,5 per cento a causa del maggiore esborso per le prestazioni di invalidità civile. La spesa totale ammonta quindi a 267 miliardi, +2,2% rispetto al 2012. Arriva poi la conferma del fatto che quasi la metà dei pensionati (il 43,5%, pari a 6,8 milioni di persone) ha un reddito inferiore a mille euro al mese, mentre il 13,4%, cioè 2,1 milioni di italiani, non supera i 500 euro. Il 70% ha diritto a meno di 1.500 euro mensili. Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, intervenuto a margine della presentazione a Roma, ha smentito che nella legge di Stabilità siano previsti interventi in materia: “Domani facciamo la discussione, per ora non ci sono né tagli né aggiunte”, ha detto.
La crisi fa calare gli iscritti. Ma aumentano le colf italiane – Rispetto al 2012 sono calati in tutto di 357mila unità gli iscritti all’istituto guidato dal nuovo commissario Tiziano Treu. I lavoratori dipendenti privati (esclusi i domestici e gli operai agricoli) sono risultati 11.983.264, con una riduzione di 312.937 unità rispetto al 2012 (-2,5%) soprattutto in seguito al forte calo degli operai, compresi i lavoratori che hanno questa qualifica ma lavorano nel terziario (-229.700 con un -3,5 per cento). In diminuzione però anche i lavoratori pubblici iscritti, calati a poco più di 3 milioni in seguito al blocco del turn over nel pubblico impiego. Sono poi scesi di 42.858 unità (-5,4%) i lavoratori domestici iscritti, un calo determinato esclusivamente dal calo del lavoro degli stranieri (47.098 in meno). Per i collaboratori domestici italiani si registra al contrario un aumento (4.240 unità in più, in crescita del 2,8%). Solo il 21% dei domestici è italiano ma in due anni la percentuale di colf italiane ha registrato un incremento del 4 per cento.
Istat: peggiora la deflazione – Sempre martedì l’Istat ha comunicato che a settembre la deflazione si è accentuata: l’indice dei prezzi è sceso dello 0,2% rispetto allo stesso mese del 2013. I dati definitivi sono peggiori delle stime provvisorie, che lo davano in calo dello 0,1%. Su base mensile i prezzi sono scesi dello 0,4%. La maggiore flessione su base annua dell’indice generale (ad agosto era -0,1%) è dovuta all’accentuarsi del calo dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (-2,8%, da -1,2% di agosto) e al rallentamento della crescita annua dei prezzi dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,3%, da +0,7% del mese precedente), ampliatosi con il rilascio dei dati definitivi. Andamenti solo in parte bilanciati dal ridursi della flessione dei prezzi degli alimentari non lavorati (-0,9%, da -1,8% di agosto). Il ribasso mensile dell’indice generale è imputabile innanzitutto al calo dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (-4,8%), influenzati da fattori stagionali, e in misura più contenuta alla diminuzione congiunturale dei prezzi degli energetici non regolamentati (-0,6%). Contribuisce il calo dei prezzi dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (-0,1%), anch’essi condizionati da fattori stagionali. Rispetto a settembre 2013, i prezzi dei beni diminuiscono dello 0,6% (lo stesso valore di agosto) e il tasso di crescita dei prezzi dei servizi resta stabile allo 0,6%. I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona aumentano dello 0,1% su base mensile e fanno registrare un tasso tendenziale nullo (da -0,2% del mese precedente).