Il fondatore, che ha appena firmato una transazione da 246 milioni con il Fisco, assume temporaneamente tutte le deleghe esecutive. La decisione è arrivata al termine di un lungo cda che ha accettato le dimissioni del neo amministratore delegato dell’area corporate Enrico Cavatorta. Nuovo crollo in Borsa dopo quello di lunedì, quando i dipendenti che hanno venduto azioni ricevute in regalo hanno visto sfumare 500mila euro
Tutte le deleghe esecutive al fondatore e presidente Leonardo Del Vecchio, peraltro fresco di firma di una transazione da 146 milioni di euro con l’Agenzia delle Entrate. E’ questa la decisione uscita dal cda fiume di lunedì notte, durante il quale i consiglieri di Luxottica hanno congelato la nomina di Massimo Vian ad amministratore delegato operations e prodotto fino a a che non verrà trovato anche il numero uno dei settori mercati e corporate. Martedì il titolo, dopo il tonfo del 9,23% a Piazza Affari incassato alla vigilia, ha continuato a cadere, lasciando sul terreno un ulteriore 2,9%. Così per quasi 3mila dipendenti che avevano ricevuto azioni in regalo e le hanno vendute proprio lunedì è arrivata anche la beffa: il guadagno è stato inferiore di 500mila euro rispetto a quanto avrebbero potuto ottenere solo venerdì scorso.
Le redini a Del Vecchio fino a quando sarà scelto il secondo ad – Il cda ha accettato le dimissioni del neo amministratore delegato dell’area corporate Enrico Cavatorta, arrivato ufficialmente alla rottura con il patron del gruppo “per disaccordo sulla governance”, cioè la gestione societaria. Ufficiosamente, dietro l’uscita arrivata a soli 40 giorni dalla nomina al posto dell’ex ad Andrea Guerra c’è il ruolo assunto in azienda da Francesco Milleri, consulente di fiducia del presidente e della moglie Nicoletta Zampillo. Con Cavatorta si è dimesso anche il consigliere indipendente Roger Abravanel. Secondo l’agenzia Ansa, nel pomeriggio è stata però raggiunta una “tregua”: gli indipendenti rimasti in cda, con in testa il banchiere Claudio Costamagna, avrebbero posto come condizione per non dimettersi quella di conoscere, entro il cda del prossimo 29 ottobre, il nome del nuovo ad da affiancare a Vian, con l’obiettivo di nominarli insieme per dare certezze ai mercati. Di qui la decisione di attribuire tutte le deleghe all’ottantenne fondatore. E rispunta l’ipotesi Gianmario Tondato Da Ruos, attuale amministratore delegato di Autogrill, dove sta mettendo in atto un piano di tagli e chiusure che ha però negato qualunque contatto con il gruppo di Agordo.
E il crollo in Borsa fa perdere ai dipendenti 500mila euro – In mattinata il titolo ha fatto registrare un nuovo tonfo a Piazza Affari: poco dopo le 11 è stato sospeso al ribasso con un calo teorico di oltre il 5 per cento e ha chiuso la seduta con una perdita del 2,9 per cento. Con conseguenze concrete anche per i quasi 7mila dipendenti che nell’ottobre 2011, per i 50 anni dalla fondazione, avevano ricevuto in regalo pacchetti di azioni (15 ogni 5 anni di anzianità di servizio) vincolate per tre anni. Vincolo che scadeva proprio lunedì, quando, secondo il Corriere delle Alpi, oltre il 35% dei lavoratori ha deciso di venderle. Perdendo complessivamente quasi 500mila euro rispetto a quanto avrebbero guadagnato mettendole sul mercato venerdì, quando la quotazione del titolo era notevolmente più alta, 41 euro contro 37.
E il patron firma la pace con il Fisco versando 146 milioni – Proprio in questi giorni, rivela il Corriere della Sera, il fondatore del gruppo ha anche deciso di firmare una transazione da 146 milioni di euro con l’Agenzia delle Entrate per porre fine a un contenzioso relativo ai dividendi maturati in Lussemburgo nel 2006, quando la holding Delfin è stata trasferita nel Granducato e ha emesso a favore del socio Del Vecchio azioni privilegiate con diritto prioritario a distribuzioni di utili. L’imprenditore non ha incassato quei soldi ma li ha lasciati i pancia a Delfin. Nonostante ciò la Procura di Milano lo ha indagato per presunta dichiarazione infedele, ritenendo (tesi sostenuta anche dalle Entrate) che quei rendimenti fossero fin dall’inizio soggetti a obbligo di tassazione. Del Vecchio scrive il Corriere, ha preferito “non arroccarsi su un contenzioso eterno” e transare, accettando che anche i futuri dividendi siano tassati in Italia al momento della distribuzione.
La moglie di Del Vecchio: “Non ho chiesto niente e non voglio battaglie” – “Le questioni di famiglia non vanno a inficiare in alcun modo la gestione e il futuro di Luxottica, che è un’azienda solida”, ha fatto intanto sapere Nicoletta Zampillo, moglie di Del Vecchio attraverso un’intervista al quotidiano di via Solferino. Quanto alla sua richiesta di avere una quota di azioni di Delfin, la società che controlla Luxottica, Zampillo afferma: “È un’esigenza di mio marito che a ciascuno sia riconosciuto ciò che la legge prevede; e se la legge dice che al coniuge deve essere riservata una quota di eredità lui si comporta di conseguenza. Io non gli ho chiesto niente e non gli suggerisco niente. Chi conosce Leonardo Del Vecchio, come da più di vent’anni lo conosco io, sa che è un uomo che non si fa condizionare da nessuno”. E ancora Zampillo, all’indomani dell’uscita dell’ad Cavatorta, afferma che “con Luxottica non c’entro proprio niente, e leggere ciò che viene scritto mi amareggia tantissimo”. La moglie del presidente del gruppo spiega: “Non voglio fare battaglie, non è nel mio stile e sono certa che il bene alla fine emergerà”. Quanto all’azionariato della holding: “Farò solo ciò che vuole mio marito: se vuole che io abbia un posto tra gli azionisti di Delfin l’avrò, se non vuole per me sarà la stessa cosa”.