Il provvedimento sarà varato il 20 ottobre ed è stata voluto dal conservatore David Cameron e dal ministro della Giustizia, Chris Grayling. Finora chi ha adottato questi comportamenti ha spesso evitato sentenze che prevedessero una limitazione delle libertà personali
Il “porno da vendetta” diventa un reato penale nel Regno Unito. Pubblicare su Internet o condividere sui social network immagini esplicite dei propri ex partner verrà punito con un massimo di due anni di carcere. Lo prevede una legge, che sarà varata il prossimo lunedì 20 ottobre, voluta espressamente dal premier conservatore David Cameron e dal ministro della Giustizia, Chris Grayling. Poi, mancherà solamente il “sigillo reale”, ovvero la firma della regina, e le nuove norme cominceranno così a punire un fenomeno sempre più diffuso nel Regno Unito – ma non solo – dove negli ultimi due anni e mezzo ben 149 persone sono finite davanti a un giudice per questo motivo, spesso evitando una sentenza con una limitazione delle libertà personali.
Così, finora, chi ha condiviso il “porno da vendetta” se l’è spesso cavata con una multa e con una raccomandazione da parte di una giuria a non compiere più gesti simili. Ma dal 20 ottobre le cose cambieranno e le associazioni di volontariato per la difesa delle donne – sono nella maggior parte loro le vittime di questa pratica – ora plaudono all’iniziativa. La legge per ora sarà valida solo in Inghilterra e Galles. La stampa britannica – e in particolare quella dei tabloid – riporta quasi ogni giorno casi di porno da vendetta, spesso messo online da adolescenti o, in generale, persone molto giovani, ma anche uomini di mezza età travolti da rapporti affettivi finiti male. I nuovi social network sono un terreno molto fertile per questo tipo di video, anche se la legge, comunque, proteggerà anche dagli stampati, come volantini affissi ai pali della luce e fotografie diffuse su carta.
All’inizio di ottobre nel Regno Unito aveva fatto notizia la condanna scampata da parte di un 45enne di Bristol, il quale, dopo aver rotto con la propria fidanzata, aveva postato un video assai esplicito su un profilo “finto” di Facebook, persino avvisandola in anticipo del suo gesto. Il popolare social network aveva chiaramente rimosso dopo pochi minuti il video – sul social di Zuckerberg non è ammessa pornografia – ma il filmato era già diventato virale in un attimo, finendo anche sui siti Internet dedicati alla pornografia.
Dal video erano poi state tratte delle immagini e la vittima, parlando con il giudice, aveva rivelato che una sua fotografia era stata visualizzata 48mila volte in pochi giorni. La sentenza, chiaramente, era stata morbida: sei mesi di carcere con la condizionale, oltre a 86 sterline di multa (circa 110 euro). Ed è proprio la mancanza di una ferma risposta da parte della legge che ha spinto il governo a varare d’urgenza la legge che sarà inserita con un emendamento blindatissimo, firmato dal parlamentare laburista Geraint Davies, in una riforma della giustizia che sarà approvata con tutta certezza il prossimo lunedì.
Parlando con il Guardian, il ministro della Giustizia Grayling ha detto: “Il fatto che ci siano individui che stanno crudelmente distribuendo immagini intime dei loro precedenti partner senza il loro consenso è assolutamente incredibile. Noi vogliamo che chi cade vittima di questo comportamento disgustoso sappia che il governo è dalla sua parte e farà di tutto per portare questi criminali di fronte alla giustizia. Per questo sarà chiaro – ha aggiunto il ministro del governo Cameron – che chi si macchierà di tali reati andrà in prigione”.
La riforma ha anche riavvicinato l’opposizione laburista e il partito dei Tory, spesso agli antipodi quando si parla di riforma della giustizia. Un portavoce del Labour, formazione guidata da Ed Miliband, ha riferito al Guardian la posizione del partito: “Le persone hanno diritto a un ragionevole livello di rispetto e privacy”. Così, a destra e a sinistra, il porno da vendetta viene etichettato “assolutamente inaccettabile”. Ora però la politica britannica si pone davanti a una sfida del mondo digitale e cioè riuscire a monitorare ed eventualmente a censurare il magma della rete.