Bisognerà attendere qualche giorno perché il Tribunale del Riesame di Brescia si esprima su Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore arrestato il 16 giugno scorso per l’omicidio di Yara Gambirasio. I suoi legali hanno presentato ricorso dopo che una prima istanza di scarcerazione è stata bocciata dal gip di Bergamo.
Bossetti, presente in aula, è apparso “provato da oltre quattro mesi di isolamento, ma attento a quanto stava succedendo in udienza” hanno spiegato i suoi avvocati, Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni. “Ha voluto essere presente per avere il polso della situazione – hanno spiegato i legali – e, con la sua presenza, ha inteso ribadire la sua innocenza”. I legali hanno chiesto annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare nei confronti del loro assistito “e che sia dichiarata la nullità della relazione del Ris” sulla scorta della quale è stato attribuito a Bossetti il Dna di ignoto 1, trovato sul corpo della vittima. Secondo quanto spiegato dai legali i giudici avranno tempo fino al 21 ottobre.
Il 16 giugno lo Sco e il Ros lo hanno fermato con l’accusa mossa dal pm di Bergamo Letizia Ruggeri di essere l’assassino della ragazzina scomparsa da Brembate nel tardo pomeriggio del 26 novembre 2010 e poi ritrovata cadavere tre mesi dopo nel campo di Chignolo d’Isola. A lui gli investigatori sono arrivati dopo due anni e mezzo di indagini. Partendo dalle tracce lasciate sul cadavere della piccola, hanno setacciato migliaia di profili genetici delle valli bergamasche, fino ad arrivare a quello di Giuseppe Guerinoni, padre biologico di Ignoto 1 (come per anni i detective hanno chiamato il killer), che dal 16 giugno – secondo la Procura di Bergamo – ha il volto di Bossetti.
L’uomo, sostenuto dai suoi familiari e dai legali, ha sempre proclamato la sua innocenza. Ma oltre alle tracce biologiche, a gravare sulla posizione di Bossetti ci sono gli indizi individuati subito dopo il suo fermo: come la vicinanza e la frequentazione dei luoghi dove Yara passava; i tabulati telefonici che lo collocano nella zona di Brembate Sopra il giorno e nell’ora della scomparsa delle ragazzina; la polvere di calce nei polmoni e sulle ferite della vittima; e il furgone bianco immortalato nelle immagini di una telecamera con una particolarità unica.