Lo avevamo denunciato a Maggio dalle pagine di questo blog: ai cittadini europei che vivono in Italia ma risultano disoccupati e regolarmente iscritti al centro per l’impiego viene negata l’iscrizione al Sistema Sanitario Nazionale (e di conseguenza anche all’anagrafe) alle stesse condizioni dei cittadini italiani.

Davanti all’indifferenza del legislatore (e della spocchia persino di chi rappresenta il M5S alla Commissione Politiche Ue della Camera che “non ravvisa violazioni alle norme Ue”) la cosa più semplice ed efficace è denunciare direttamente la cosa alla Commissione Europea, garante del rispetto dei Trattati e della normativa europea.

E’ quello che è stato fatto e dopo un’attenta analisi della situazione Bruxelles risponde con un una secca e dura bocciatura della pratica italiana e lo fa senza giri di parole, confermando i nostri dubbi.

La Commissione fa sapere che:

I cittadini dell’Ue dovrebbero poter beneficiare dei termini del principio di parità di trattamento o dovrebbero essere trattati allo stesso modo dei cittadini italiani per quanto concerne i termini e le condizioni di accesso al servizio sanitario nazionale italiano.

 L’obbligo fatto ai cittadini dell’Ue economicamente inattivi, che chiedono la residenza in Italia e non dispongono di una copertura sanitaria regolamentare a valere su un altro Stato membro o non sono familiari di un cittadino italiano, di sottoscrivere un’assicurazione volontaria o privata è contrario al principio della parità di trattamento di cui all’articolo 4 del regolamento (CE) n. 883/2004 che vieta non soltanto le discriminazioni palesi basate sulla cittadinanza, ma anche qualsiasi discriminazione dissimulata che, pur fondandosi su altri criteri di riferimento, pervenga in pratica al medesimo risultato.

 L’imposizione di un’assicurazione sanitaria volontaria o privata ai cittadini unionali economicamente inattivi al fine di essere iscritti quali residenti in Italia può essere contrario al principio di proporzionalità e che l’accesso all’assistenza sanitaria a partire dal momento in cui la persona interessata trasferisce il proprio centro d’interesse in Italia può essere rifiutato soltanto se ciò configuri un “onere irragionevole” per il sistema di assistenza sociale di tale paese. Ciò andrebbe valutato caso per caso e non dovrebbe avvenire automaticamente.

 Riteniamo che l’articolo 7 paragrafo 1, lettera b) della direttiva sulla libera circolazione 2004/38/CE consistente nell’evitare che i cittadini dell’UE divengano un onere irragionevole per il sistema di assistenza sociale dello Stato membro ospitante non dia diritto ad uno Stato membro di escludere i cittadini unionali inattivi dall’accesso al sistema sanitario nazionale allorché essi abbiano mezzi sufficienti per mantenersi e, pertanto, non si trovino a dipendere dall’assistenza sociale.

 Continueremo pertanto a sollecitare le autorità italiane affinché cambino di conseguenza la loro legislazione e le loro prassi.”

Una buona notizia per tanti cittadini europei che vivono in Italia ma si trovano bloccati nel limbo dell’infernale burocrazia nostrana e l’ennesima conferma di come l’Europa non sia solo austerità e rigore ma anche diritti e garanzie sociali.

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