Il presidente: "Colpa delle eredità del passato: quasi 30 anni di cattive gestioni e un debito enorme che pagheremo anche con quasi 1000 esuberi"
Archiviati gli anni di commissariamento la Croce Rossa Italiana mostra, sotto il profilo gestionale, un miglioramento nella gestione contabile ed amministrativa avviata nel 2011. Ma “restano pur sempre delle criticità gestionali ed organizzative”: il 2013 si è chiuso con un disavanzo consolidato di 50,71 milioni e questo “pur in presenza di un avanzo di amministrazione disponibile di 2 milioni”. E’ quanto si legge nella Relazione sul risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell’Associazione italiana della Croce Rossa (CRI) per il 2013 dalla Corte dei Conti.
“Il 2013, infatti, si è chiuso con un disavanzo di 24,47 milioni delle Unità territoriali e di 26,24 del Comitato centrale, pari ad un disavanzo finanziario consolidato dell’Associazione di 50,71. Ciò, pur in presenza di un avanzo di amministrazione disponibile di 2 milioni”, si legge ancora. Non solo. “Si sono incrementati i disavanzi delle sedi periferiche delle Regioni Lazio ed Umbria determinati, principalmente, da quelli dei Comitati provinciali di Roma, Latina e Perugia ed i residui attivi, in massima parte provenienti dagli esercizi pregressi, sono aumentati del 12,3%”.
Anche i residui passivi si sono incrementati del 13,8% mentre “la dotazione organica del personale militare non è stata definita nel 2013″. Infine, annota concludendo la Corte dei Conti, “non si è ancora concluso il contenzioso con la società SI.S.E. in liquidazione, della quale Croce Rossa Italiana è socio unico, essendo fallito il tentativo di una soluzione in via transattiva”.
Le criticità, è stato il commento del presidente della Cri, Francesco Rocca, “non dipendono dall’attuale gestione, ma sono ereditate dal passato con un vuoto normativo come evidenziato, ad esempio, dalla dotazione organica del personale militare”. La Cri, sottolinea il presidente, “è nel mezzo di un percorso di riforma molto complesso e doloroso (si stimano quasi 1000 esuberi potenziali). Un processo di cambiamento iniziato a fine 2012 e che prevede la sua conclusione a fine 2017. Il legislatore e il governo, consapevoli del fatto che nessuno ha la bacchetta magica per risolvere problemi che vengono da quasi 30 anni di cattive gestioni, hanno dato del tempo per realizzare il risanamento”.
“Questo significa che per la Croce Rossa, fino alla fine del 2017, saranno anni di sudore e lacrime”, ha aggiunto sottolineando che “i debiti ereditati dalle precedenti gestioni sono enormi (150 milioni di euro) e noi insieme a tutti i nostri volontari li stiamo onorando senza alcun tipo di finanziamento straordinario o aggiuntivo da parte dello Stato. Un esempio unico in Italia di rettitudine finanziaria”.