Dall'azienda di Zuckerberg trapela il progetto di creare comunità online tra gli utenti che soffrono della stessa patologia. Tra le ipotesi, l'inserimento di medici che forniscano pareri competenti. Tra le preoccupazioni, l'intrusione di inserzionisti e case farmaceutiche
Sulla scia di Apple e Google anche Facebook guarda con interesse al mondo della salute. La società sta valutando infatti la creazione di comunità online di “supporto” che collegherebbe gli utenti del social network che soffrono di vari disturbi. Un piccolo team sta anche considerando nuove applicazioni per la prevenzione che hanno lo scopo di aiutare le persone a migliorare il loro stile di vita.
Secondo le indiscrezioni riportate dalla Reuters, negli ultimi mesi un vortice di riunioni ha impegnato i manager del social network con esperti del settore medico e imprenditori con l’obiettivo di creare una unità di ricerca e sviluppo per testare nuove applicazioni sanitarie.
Facebook sarebbe ancora nella fase della raccolta di idee, ma il vertice si sarebbe reso conto che l’assistenza sanitaria potrebbe funzionare come strumento per aumentare il coinvolgimento degli utenti sul sito. Per questo non è ancora chiaro se pensa a una moderazione dei contenuti o all’utilizzo di medici che abbiano il compito di intervenire nelle discussioni.
Un allargamento del raggio d’azione che rientra nell’ambito di Facebook come “sistema operativo della vita” come disse una volta Mark Zuckerberg. Il precedente è dato dall’inaspettato successo dell’“organ-donor status initiative“ introdotta nel 2012.
Il giorno che Facebook diede la possibilità di modificare il proprio profilo inserendo la possibilità di essere donatore di organi, 13.54 persone negli Stati Uniti si sono iscritte. Con un miglioramento di 21 volte rispetto alla media quotidiana di 616 riportata dall’American Journal of Transplantation.
Un successo che esalta le potenzialità del social network che ha già notato come le persone con malattie croniche come il diabete cerchino consigli anche attraverso questo mezzo. A questo si aggiunge la proliferazione di reti di pazienti come PatientsLikeMe che dimostra come le persone si sentano sempre più confortate dalla condivisione di sintomi ed esperienze con altri utenti.
Ovviamente si pone un problema di privacy, incubo costante per il social network che ha già dovuto affrontare pesanti critiche in passato. La società però starebbe valutando di lanciare la sua prima app legata al mondo health scegliendo il basso profilo e utilizzando anche un altro nome. Un modo per tastare il terreno, d’altronde molti utenti, secondo una ricerca commissionata dal social network, non sono a conoscenza del fatto che Instagram sia di proprietà della società di Zuckerberg.
Anche la recente decisione di ammorbidire la politica riguardo l’utilizzo degli pseudonimi va in questa direzione. Le persone con malattie croniche possono infatti preferire l’utilizzo di un alias al posto del proprio nome.
La gente, sottolinea un esperto del settore, ha bisogno di anonimato e della garanzia che i dati e le osservazioni non siano condivisi con i propri contatti online, inserzionisti o aziende farmaceutiche.