Parla il consigliere regionale dei 5 stelle in Emilia Romagna espulso da Grillo e Casaleggio in seguito alla condanna della Corte dei conti: "Il fondatore? Non lo sento da mesi"
La sua espulsione dal Movimento 5 stelle? “Un errore”. Grillo? “Non ci sentiamo da mesi”. Il Movimento? “Se non torna all’uno vale uno è fortemente a rischio”. Andrea Defranceschi, ex consigliere regionale M5S in Emilia Romagna, e cacciato da qualche giorno assicura di non aver vissuto traumi. Si dice tranquillo, nonostante intorno a lui il clima tra gli attivisti ed eletti 5 stelle ribollisca di vecchi malumori e antiche questioni mai chiuse. Una su tutte, quella delle regole sulle espulsioni, quegli allontanamenti imposti via blog che in terra emiliana hanno decimato la squadra di consiglieri comunali e regionali. Quella di Defranceschi, ex capogruppo in Emilia Romagna messo alla porta da Beppe Grillo in seguito alla condanna della Corte dei Conti, è l’ultima di una lunga serie di diffide, inaugurata con il ferrarese Valentino Tavolazzi e andata avanti con Giovanni Favia e Federica Salsi. “Sono tutti casi particolari, non paragonabili” ci tiene a precisare Defranceschi, che così torna a parlare per la prima volta dopo l’esilio imposto da Beppe Grillo.
“La mia espulsione è stata un errore. Sarebbe stata corretta una sospensione, perché si tratta di una condanna di primo grado e di natura amministrativa. In passato, in un caso simile, mi sono sospeso in attesa del ricorso. Non so perché ora le cose sono andate diversamente. Non è scritto da nessuna parte che dovevo essere cacciato”. Il nodo è sempre lo stesso, quello delle regole e dei criteri per decidere chi sta fuori e chi sta dentro. Un tema delicatissimo tra i 5 stelle e da molto tempo ormai oggetto di discussioni e causa di divisioni. “In assenza di regole si fanno pasticci, che non fanno bene a nessuno. Servono confini chiari entro cui muoversi. Se non si cambia direzione, se non si torna davvero all’uno vale uno, se non si condividono le regole, invece di aspettarle dall’alto, il Movimento è fortemente a rischio. E mi piange il cuore pensare che un simile patrimonio, di persone e di idee, possa andare buttato”.
Defranceschi non vuole definirsi deluso, nonostante dopo quattro anni in Regione si sia ritrovato nel giro di una manciata di giorni tagliato fuori dalle liste per la corsa al dopo Errani, e poi diffidato. E all’ipotesi di un suo trasferimento in un altro partito o in un’altra lista taglia corto: “Lo escludo. Darò il mio contributo al Movimento da fuori, non ho bisogno di poltrone”. I toni rimangono pacati, mai aggressivi, mai sopra le righe. Anche nelle critiche verso i leader. Ci sono certo, ma chi si aspetta le bordate di Favia rimarrà deluso. “Grillo e Casaleggio sono megafoni e garanti del Movimento. Ma in troppi casi sono entrati nelle organizzazioni locali con l’accetta. Si sono fidati di persone sbagliate, che hanno solo portato a divisioni e contrapposizioni”. Defranceschi dice di aver avvertito i due cofondatori del pericolo, anche se in realtà non sono in contatto da tempo: “Non sento Grillo da mesi. Casaleggio l’ho incontrato a Milano i primi di luglio. Lì ci chiarimmo, anche, sulle regole delle candidature in Regione. Poi ho scritto e telefonato varie volte a entrambi nelle settimane successive, per organizzare la campagna elettorale. Ma nessuna risposta“.
Continua in Emilia la cosiddetta faida che in regione più volte ha visto scontrarsi due frange del Movimento. Quella più critica nei confronti dei vertici, che oggi sembra fare riferimento al sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, e quella più vicina allo staff, che da sempre fa capo a Massimo Bugani, consigliere comunale di Bologna. Ed è proprio contro di lui che Defranceschi punta il dito. “Nel Movimento la maggioranza è ancora composta da persone genuine. Ma è vero anche che negli ultimi anni sono nati personalismi, dinamiche amicali, gelosie e arrivismo. Ci sono persone cui dai un microfono in mano e si sentono padroni del mondo, e altre che hanno vinto al totocalcio entrando nel Movimento. Stanno prendendo piede e stanno facendo male al Movimento”.
Sfumata l’ipotesi del bis in viale Aldo Moro, l’ex consigliere ora è in attesa del ricorso contro la sentenza della Corte dei conti, che l’ha condannato per l’utilizzo irregolare dei fondi regionali, nell’ambito dell’inchiesta sulle interviste tv a pagamento. “In caso di assoluzione, dovrei essere reintegrato nel Movimento, ma non essendoci regole non so cosa succederà. E non è nemmeno un problema che mi pongo. In ogni caso io porto avanti la mia responsabilità fino in fondo. Se avessi il minimo dubbio di aver fatto qualcosa di irregolare, avrei restituito il denaro da tempo e di tasca mia. Il mio compito, indipendentemente dalla valutazione politica della spesa, era quello di verificarne la legittimità. E la voce “partecipazioni televisive” era riportata in leggi e regolamenti regionali. Ma soprattutto quella fattura era nota da anni a tutto il Movimento. Anche perché la decisione era stata presa dall’assemblea di Bologna, che per mesi spinse perché noi, io e Favia, accettassimo il contratto proposto da Dario Pattacini”. Lo stesso Pattacini ora candidato con i 5 stelle in Regione e che tra poche settimane potrebbe andare a occupare la poltrona che era di Defranceschi.
Una ricostruzione dei fatti smentita dal consigliere comunale M5S Marco Piazza: “L’Assemblea di Bologna”, specifica, “non ha mai votato di usare i soldi pubblici del gruppo regionale per andare in televisione a pagamento. Ho verificato anche i verbali delle poche assemblee a cui ero assente. Se anche la spesa fosse stata permessa dai regolamenti della Regione ER, la scelta è comunque incompatibile con l’etica del Movimento (un’assemblea dove si vota a favore di andare in TV per giunta pagando con soldi pubblici me la ricorderei). Questa votazione non si è tenuta e se anche si fosse tenuta, non avrebbe avuto valenza dato che si trattava di una decisione regionale e quindi di competenza di un’assemblea regionale. Ho invece trovato nel verbale dell’assemblea (questa sì, regionale) del 2 marzo 2011 a cui partecipò Beppe Grillo: ‘Beppe Grillo: Regola fissa: Non usare soldi pubblici {….} fate video e mandatemeli per il blog'”.
aggiornato dalla redazione web il 15 ottobre 2014 alle 17.12