A Macerata Carlo ha ricevuto la richiesta come spesa di compartecipazione per il fratello, ricoverato in una Rsa. Così le regioni recepiscono il decreto ministeriale del 2001. Ma il fondo solidarietà istituito nelle Marche aiuta chi ha redditi bassi
Una malattia che gli divora gli ultimi avanzi di muscoli, lo sguardo assorto, le parole che non escono dalla bocca, metà del giorno passata a letto, rannicchiato come un feto, metà in bilico su una sedia a ruote. R. V., 50 anni, autistico dalla nascita, aspetta solo di morire. La sua vita è andata a picco nel 2011 e da allora è ricoverato in una Rsa per disabili nella provincia di Macerata. L’8 ottobre a casa di suo fratello, a 400 chilometri di distanza, è arrivata una raccomandata che avvisa di contribuire dal primo settembre scorso alle spese del ricovero con un importo pari al 30 per cento della retta giornaliera, cioè 120,57 euro. Che al mese fanno poco più di 1200 euro. Una cifra folle, considerato che Roberto riceve una pensione di invalidità da 800 euro. Che non può contare sull’aiuto dei genitori, entrambi scomparsi. E suo fratello Carlo, di dieci anni più vecchio, fotoreporter precario, prende meno di lui. “E adesso, come faremo?”, si chiede.
La Regione Marche, con due delibere di Giunta, la 1011 e la 1195 del 2013, come richiesto dal ministero della Salute, ha recepito il Dpcm del 29 novembre 2001 di approvazione dei Lea (Livelli essenziali di assistenza), che prevede una compartecipazione della tariffa di lunga assistenza: nel caso di disabili gravi, il 70 per cento spetta al servizio sanitario regionale e il 30 al Comune di residenza o all’assistito; in caso di disabili non gravi, ma comunque privi di assistenza familiare, la quota a carico del privato sale al 40 per cento.
“Abbiamo istituito un fondo solidarietà regionale da sette milioni di euro per aiutare i Comuni a sostenere il costo dei pazienti con reddito basso” fa sapere la direzione generale Sanità delle Marche. “Ogni amministrazione fissa un tetto Isee entro cui si ha accesso al rimborso della spesa – spiega Sauro Rossi, segretario regionale Cisl, che si è battuto per l’istituzione del fondo solidarietà -. Abbiamo stimato oltre mille persone affette da disabilità fisica o psichica ospitate in strutture pubbliche e private. Adesso stiamo valutando il fabbisogno per capire se il fondo solidarietà possa bastare o vada integrato”. Intanto Carlo, nel tentativo di trovare una soluzione, si è rivolto alla direttrice dell’istituto dove è ricoverato Roberto. “Mi ha detto di fissare un appuntamento con l’assistente sociale, che si farà carico del mio problema”. La famiglia può mettersi il cuore in pace perché, come assicura il segretario Cisl, “i cittadini meno abbienti verranno aiutati”.
Marche e Abruzzo sono tra le ultime regioni italiane ad aver recepito il decreto che prevede la compartecipazione. Ogni territorio in base alle proprie capacità economiche fa fronte ai costi in maniera diversa. In Piemonte funziona come nelle Marche, per esempio. E, in ogni caso, la situazione varia da comune a comune. Mentre l’Emilia-Romagna grazie al fondo regionale per la non autosufficienza è riuscita ad abbassare al 25 per cento la quota a carico dell’assistito con disabilità gravi. “Abbiamo stabilito un contributo da pagare uguale in tutte le strutture: di 8 euro al giorno in quelle diurne; di 15 in quelle residenziali”, informa la direzione generale Sanità da Bologna.