Partiamo dal nuovo album. Considerandone la complessità viene da chiederti quanto tempo c’è voluto per metterlo insieme?
Ho iniziato a scrivere la scorsa estate, in verità senza prendermi troppo sul serio, ma poi il processo ha preso corpo sviluppandosi nel corso dell’inverno: da gennaio tutto ha cominciato a girare per il verso giusto ad aprile lo abbiamo consegnato alle stampe.
Il titolo incuriosisce: “Pe’ahi”. Cosa si nasconde dietro ad un termine così esotico e rassicurante?
In realtà nulla di rassicurante, si nasconde invece un luogo situato sulla costa nord dell’isola di Maui, alle Hawaii. In quel punto esatto le onde hanno un punto di rottura spaventoso, i surfisti professionisti lo conoscono bene.
Non esattamente un posto da pesciolini colorati e secchielli…
Quel luogo simboleggia pericolo, imprevedibilità e coraggio e non soltanto per i surfisti… sono stato recentemente a Maui, mi dicevano di non andare in quella zona, sono diverse le persone che sono state uccise.
Ecco come si spiega quel coltello in copertina!
Esatto.
Parliamo di ciò che avete voluto fare invece in termini musicali
Ascoltandolo traspare a tratti la volontà di andare oltre i cliché a noi connessi. Le chitarre, ad esempio, riportano alla musica surf, ma il disco paradossalmente non suona “surf”, sebbene i riferimenti siano manifesti e continui, diciamo che quei suoni agiscono in un contesto differente.
Possibile individuare un denominatore comune dell’album?
Non direi, sono diversi i temi sui quali è impostato: l’abbandono, la morte, la contemplazione, il coraggio, la riflessione…
Ok ma ci saranno pure delle linee guida individuabili…
Come detto le chitarre surf hanno inciso parecchio, così come la scelta degli arrangiamenti non convenzionali; penso anche che sia presente un sacco di rumore ma ora che mi ci fai pensare il fil rouge potrebbero essere le atmosfere del disco, supportate da testi molto personali.
Sbaglio oppure I Raveonettes si stanno avvicinando al loro quindicesimo anno insieme? Qual è il segreto per restare all’interno di una band per un periodo così lungo?
Buona musica. Senza grande musica una band non può sopravvivere. Noi crediamo in quello che facciamo e continueremo a suonare insieme finché riusciremo a produrre ciò che amiamo.
Venite spesso definiti come una gruppo retrò. È una definizione calzante secondo te?
Se dovessi trovare una definizione per la mia band non sarebbe propriamente questa. Nel nostro sound esistono chiaramente delle influenze con il passato ma noi riteniamo di essere un gruppo che vive questi tempi.
Niente vecchi amplificatori e apparecchiature vintage dunque…
Non ci interessano, sebbene musicisti siamo affascinati da ciò che certi programmi possono offrire alla musica. Amiamo i computer e siamo curiosi di capire dove la tecnologia porterà il nostro suono.
E a proposito di luoghi comuni, la musica dei Raveonettes viene spesso associata al cinema
Volendo generalizzare, in effetti, da parte nostra, esiste la tendenza a trovare ispirazione attraverso il mondo del cinema, va da sé che la nostra musica ne racchiuda determinate sensazioni.
Personalmente ascoltandovi “mi faccio un sacco di film”.
(sorride) È il bello della musica, la quale dovrebbe portare proprio a questo, trasportando le persone ad una libera interpretazione.
Gli artisti che passano nelle pagine di questo blog, consigliano 9 canzoni ai lettori; più che una semplice play list dovresti immaginare tale sequenza come delle traccie di un disco ideale: lato A e lato B.
Hai voglia di consigliarci il vostro?
Mmm… interessante, vediamo!
9 canzoni 9 consigliate dai Raveonettes
Lato A
Everyday • Buddy Holly
Black Tarantula • Jody Reynolds
Losing My Edge • LCD Soundsystem
Gimme the Loot • Notorious Big
Lato B
Cheeree • Suicide
Shades of Cool • Lana Del Rey
The Thrills Is Gone • Chet Baker
Wicked Game • Chris Isaak
Twin Peaks Theme • Angelo Badalamenti