L'inchiesta di Cremona scoperchia il giro di affari illegali nel mondo della racchetta: ogni set veniva quotato 50mila euro. Sotto accusa gli ex nazionali azzurri di Coppa Davis
Il nuovo scandalo del “tennisscommesse” tocca da vicino la nazionale italiana di Coppa Davis. Nelle carte dell’inchiesta di Cremona spuntano (in maniera diversa) i nomi di Andreas Seppi e Simone Bolelli, Daniele Bracciali e Potito Starace: l’ossatura della squadra che negli ultimi dieci anni ha portato in giro per il mondo, tra alti e bassi, la bandiera della racchetta italiana. L’indagine, partita dal calcioscommesse e arrivata a toccare anche altri sport, sembra rivelare un manuale su come truccare un incontro di tennis. Molto più semplice di una partita di pallone: perché le parti in ballo sono solo due, e per avvicinarle, metterle d’accordo e ricompensarle basta poco. Specie se il match da combinare è in qualche torneo di secondo piano, lontano dalle luci dei riflettori e dalle attenzioni dei tifosi (nelle carte si parla ad esempio della stagione su terra in Sudamerica, che si svolge nei primi mesi dell’anno, quando il calendario non è ancora entrato nel vivo).
Del resto, il binomio tennis-scommesse non è certo un inedito. A Wimbledon 2013 aveva fatto rumore l’eliminazione al primo turno dell’illustre sconosciuto Odesnik, al centro di voci di presunte combine al pari dell’austriaco Koller, il serbo Savic e il russo Krotiouk. Pesci piccolissimi del circuito mondiale, che avrebbero rappresentato secondo un’inchiesta del “Mail on sunday” il classico tappo che impedisce al vaso di Pandora di scoperchiarsi. Secondo gli esperti del settore, infatti, il fenomeno delle scommesse illegali è molto diffuso nel mondo della racchetta. E anche nell’ultimo rapporto “shock” di Federbet (che aveva fatto rumore per la denuncia di oltre 400 match di calcio truccati in tutta Europa), il tennis viene annoverato tra gli sport più a rischio in assoluto.
Anche il coinvolgimento di nomi illustri italiani non è una novità, purtroppo. Nel 2007 alcuni atleti azzurri (in particolare Alessio Di Mauro, ma anche gli stessi Bracciali e Starace) nel 2007 erano stati squalificati per aver scommesso su partite del proprio sport, cosa non consentita dal regolamento. In realtà, le sanzioni allora erano state abbastanza lievi (la più grave, per il siciliano Di Mauro, di soli nove mesi; gli altri se l’erano cavata con poche settimane), perché non c’erano prove che gli atleti avessero puntato su proprie partite, o avessero tentato di influenzare l’esito dei match. Solo un’imprudenza, insomma. Adesso, invece, lo scenario potrebbe essere decisamente diverso, se le prime indiscrezioni verranno confermate. Dalle lettura delle prime intercettazioni, il nome più compromesso pare proprio quello di Daniele Bracciali, che poi a sua volta tira in ballo Potito Starace. E per il tennis italiano, per la nazionale di Coppa Davis, rischia di essere un bruttissimo colpo.
Perché Bracciali, 17 gettoni in azzurro collezionati soprattutto in doppio, pur senza essere schierato era stato convocato dal capitano Barazzutti anche in occasione dell’ultima semifinale contro la Svizzera, disputata solo qualche settimana fa. E Starace, ormai scivolato fuori dal circuito di primissimo piano, per i tifosi italiani non era un giocatore qualunque. Carriera discreta ma mai oltre il 27esimo posto delle classifiche mondiali (suo best ranking nell’ottobre 2007), “Poto” – com’era soprannominato dai suoi fan – vanta un record particolarissimo: 15 vittorie e una sola sconfitta (contro re Roger Federer) in Coppa Davis. Onesto regolarista da fondo campo, Starace con la maglia azzurra era in grado di trasformarsi, non mollare mai; tanto da diventare unico faro nel lungo e buio tunnel che l’Italia del tennis ha attraversato nel corso degli Anni Duemila. Da idolo dei tifosi e simbolo della nazionale, a protagonista dello scandalo, il passo sarebbe davvero triste. E duro da mandare giù per tutto il movimento.