I lavori inizieranno entro gennaio 2015. L’obiettivo del Campidoglio è posare la prima pietra proprio il 27 gennaio, giorno della Memoria. Nella riunione del cda il presidente della comunità ebraica della Capitale, Riccardo Pacifici, ha annunciato anche il ritiro delle sue dimissioni
Alla vigilia dell’anniversario del rastrellamento degli ebrei romani del 16 ottobre 1943 il caso Museo della Shoah a Roma sembra finalmente sbloccarsi. Arriva il sì definitivo alla sede di Villa Torlonia, dove visse Benito Mussolini I lavori inizieranno entro gennaio 2015. L’obiettivo del Campidoglio è posare la prima pietra proprio il 27 gennaio, giorno della Memoria.
Il collegio dei fondatori della Fondazione Museo della Shoah, riunitosi mercoledì pomeriggio a Palazzo Senatorio, ha concordato all’unanimità di voler realizzare il museo nella sede di Villa Torlonia. Nelle prossime ore il Comune provvederà all’apertura delle buste per determinare chi dovrà aggiudicarsi la gara. Nel frattempo il museo avrà una sua sede temporanea proprio nel ghetto, al Portico d’Ottavia. La Casina dei Vallati, infatti, offerta dal Campidoglio come sede della Fondazione Museo della Shoah, verrà resa disponibile per la formazione di studenti e professori, e come ulteriore sede espositiva.
“Il risultato raggiunto oggi rappresenta un successo per la città e per l’Italia, prima ancora che per la Fondazione – commenta il sindaco di Roma Ignazio Marino – Roma avrà finalmente un luogo per ricordare la tragedia delle deportazioni e dello sterminio degli ebrei e per tramandare alle future generazioni il valore della memoria come antidoto contro ogni forma di intolleranza e di odio”. Per il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti è stata scritta “una bella pagina della storia della città di Roma”: “Rappresenta infatti – aggiunge – un passaggio decisivo che regalerà alla nostra città e al mondo intero una straordinaria struttura per mantenere viva la Memoria di una tragedia che nessuno di noi deve dimenticare”.
Nella riunione del cda il presidente della comunità ebraica della Capitale ha annunciato anche il ritiro delle sue dimissioni. Facendosi carico delle richieste dei sopravvissuti all’Olocausto – tra questi Piero Terracina e Sami Modiano – di vedere subito realizzato il Museo, a fine settembre Riccardo Pacifici si era presentato all’ultimo collegio ‘minacciando’ il suo addio dai soci se non si fosse trovata una rapida soluzione. Dimissioni poi rimesse in tasca dopo la proposta del Campidoglio di realizzare subito una sede provvisoria del Museo in attesa di quella di Villa Torlonia, rilanciata in una lettera inviatagli da Marino e Zingaretti.
Intanto Roma ha ricordato l’anniversario del 16 ottobre 1943. Alcune corone sono state deposte alle mura del Tempio Maggiore. “Dall’Europa arrivano venti, in diversi Paesi dell’est, di forte antisemitismo che si sviluppa non solo sui social network ma che si manifesta anche con l’aggressione fisica degli ebrei, cosa che, per fortuna, non sta avvenendo in Italia” dice a margine delle celebrazioni il numero uno degli ebrei romani che lancia l’idea di viaggi della memoria non solo nei campi di sterminio ma anche sui campi di battaglia che hanno aperto la strada alla liberazione, come ad esempio quelli in Normandia. E Pacifici ringrazia anche il premier Matteo Renzi: “Alla vigilia del 16 ottobre abbiamo ricevuto una lettera molto affettuosa da parte del presidente del Consiglio – commenta – È molto importante che il premier tenga a cuore, dopo 71 anni, una ferita ancora così aperta e la ritenga un patrimonio di dolore e sofferenza di tutto il Paese”