Prendendola alla larga, ecco il cuore tematico di The Judge, filmone hollywoodiano che la Warner Bros distribuirà il 23 ottobre in almeno 300 copie. A presentarlo all’Europa sono arrivati loro, padre e figlio, ovvero Robert Duvall e Robert Downey Jr, straordinari interpreti di un mélo più sulla famiglia che sulla Legge, presa a pretesto metaforico essendo il padre un anziano ed “antico” Giudice (è lui The Judge) della profonda provincia Usa mentre il figlio è l’avvocato di cui sopra.
Due giganti per due generazioni a confronto: se Duvall, 83enne in piena vitalità, ha recitato nei 100 migliori film di sempre, Downey Jr, 49 anni, è il protagonista dei film che più hanno incassato nella recente storia del cinema. Il secondo, sorriso e occhiali cool come da copione, accoglie il primo con un inchino, la leggenda vivente che ricordiamo in troppe pellicole per poterle elencare, e che con commozione ha anche offerto un tributo al nostro Massimo Troisi, con cui recitò in Hotel Colonial nel 1986.
Di fronte a tanto empireo, il giovane regista David Dobkin passa quasi inosservato, eppure la storia di The Judge si ispira a vicende della sua famiglia. Tenere insieme i due istrioni è stata una passeggiata, “d’altra parte era tutto sulle spalle di questi due magnifici mostri, tra i migliori attori del mondo”. Che, da parte loro, si sono ritrovati subito nei ruoli di padre e figlio. “Lavorare con Jr (Roberto Downey, ndr) è piacevole, è un vero professionista” dice Duvall al quale replica “suo figlio” Downey Jr: “Conoscere Rob Duvall equivale a mangiarselo. Un uomo eccezionale. Siamo stati insieme giorno e notte, come una vera famiglia”.
Nel film, i due naturalmente non vanno d’amore e accordo, almeno all’inizio: per Hank suo padre è “come morto”, anche se l’unica vera cara estinta è la madre, motivo del viaggio dell’avvocato da Chicago nella natìa Indiana, dove (non) lo aspettano il padre e i due fratelli. Quando Hank sta per rincasare in Illinois, capita che l’integerrimo Giudice/Padre sia incredibilmente accusato di omicidio per guida notturna in stato confusionale, e a difenderlo dovrà essere suo figlio. Le follie della giustizia, le contraddizioni della Legge e l’inevitabile inversione di ruoli. Finché a decidere è quella famosa giuria dei dodici “arrabbiati”.
Schizofrenia e collasso del sistema americano? “Ma d’altra parte la giustizia in America è sempre stata così, funziona e fa acqua da tutte le parti. E se parliamo del declino degli Usa mi risulta facile dirvi che nulla è cambiato dalla fondazione al crollo dell’Impero Romano”.