Donne di Fatto

Facebook ed Apple, congelamento ovuli e la sindrome di ‘Wonder Woman’

C’è un nuovo bonus per le lavoratrici della Silicon Valley, fresco di lancio: Facebook e Apple si faranno carico delle spese, non insignificanti, (si parla di decine di migliaia di dollari) qualora le loro impiegate decidessero di congelare i propri ovuli.

Così, almeno nella Startup Land, per alcune ‘fortunate’, il dilemma se scegliere tra carriera e famiglia può essere, temporaneamente, accantonato.

A data da destinarsi.

Per alcuni aspetti, come già definito da alcuni, questa potrebbe essere la più grande rivoluzione nell’ambito socio-famigliare dopo l’introduzione della pillola anticoncezionale.  

Sia Facebook che Apple sono molto sensibili alle tematiche famigliari, l’azienda di Zuckerberg regala quattromila dollari ai neo genitori mentre entrambe offrono benefits a sostegno di adozione e procreazione. Inoltre, rispetto alla media nazionale statunitense (12 settimane non pagate di congedo parentale) Google e Facebook offrono rispettivamente cinque e quattro mesi di permesso stipendiati per stare a casa con il neonato. Nel tech-world, ancora largamente dominato dagli uomini, dare la possibilità di programmare una famiglia a lungo termine, offrirebbe un’attrattiva in più per le lavoratrici, assicurando il loro talento all’azienda. Donne che magari non hanno ancora trovato il loro principe azzurro o che prima vogliono concentrarsi su studio e carriera.

La maggioranza delle donne sottoposte a questa procedura, ha dichiarato di sentirsi fortificata dall’avere a disposizione anche questa alternativa per il futuro.

Sebbene non esistano ad oggi statistiche sull’effettivo successo di una fecondazione in vitro con ovuli congelati, si può dire di essere all’inizio di una nuova era, per quelle donne che non vogliono rinunciare alla carriera e neanche alla famiglia?

Per certi versi, la possibilità di congelare i propri ovuli – prediligendo in primis il lavoro – lascia il campo al modello, se vogliamo molto americano, della wonder woman. L’immagine della donna che vuole e può avere tutto.

Quella ai vertici di comando, che quando torna a casa cuoce muffins e aiuta i figli con i compiti. Quella che riesce a destreggiare col sorriso sulle labbra, un lavoro stimolante, l’armonia di coppia, i figli nelle scuole migliori, e un viaggio tutti insieme una volta all’anno. Ma questa super-donna, secondo Ann-Marie Slaughter, la prima donna direttore del Policy Planning nel Dipartimento di Stato (amministrazione Obama), non esiste.

Oggi è socialmente accettato fare figli in tarda età, ma prolungare volutamente la data di scadenza biologica di una donna, ha un sapore vagamente egocentrico. Scegliere ragionatamente di avere figli in tarda età, consacrando la propria energia e gli anni migliori all’azienda, rischia di lasciare ai figli – bisognosi di attenzione e altrettanta dedizione da parte dei genitori – soltanto i rimasugli della propria vigoria. Il top della prestazione, in un certo senso, se l’è già preso il datore di lavoro.  

I maligni sostengono che dando la possibilità di congelare i propri ovuli si ceda a un ricatto mascherato, rischiando di vendere la propria anima al diavolo. Una dipendente a cui viene dato questo incentivo, più difficilmente si guarderà intorno e resterà attaccata all’azienda.

Resta un altro quesito. Quando riconoscere il momento giusto per scongelare gli ovuli?

Posto poi che si sia raggiunto il secondo obiettivo – la nascita di un figlio – si sarà sempre disposte a lavorare sessanta ore settimanali senza provare sensi di colpa o frustrazione?

Potrei sbagliare, ma credo che a quel punto, potrebbero rendersi conto che avere tutto è ben più complicato di un algoritmo.

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