Barack Obama non vuole creare allarmismi sulla possibile diffusione del virus Ebola negli Stati Uniti. Alla riunione di emergenza convocata alla Casa Bianca con i responsabili delle agenzie federali statunitensi coinvolte nella lotta al virus, il presidente americano ha dichiarato che “le probabilità di una diffusione del contagio negli Usa sono molto basse, sono molto fiducioso”. Obama, però, ricorda che non si deve abbassare la guardia: “L’epidemia deve essere attaccata in Africa“, anche se ha aggiunto di sentirsi sicuro: “Ho stretto mani, abbracciato e baciato medici e infermiere all’Emory Hospital di Atlanta (l’ospedale dove vengono curati i pazienti che hanno contratto il virus dell’Ebola in Africa occidentale). Mi sono sentito sicuro nel farlo”. La febbre emorragica, ricorda però il Presidente Usa, rischia di espandersi a livello globale se non si uniscono le forze per contenere l’epidemia nei paesi dove è nata e si è diffusa maggiormente, come Liberia, Guinea, Nigeria e Sierra Leone.
Peggiora la seconda infermiera contagiata dal “paziente zero”
Intanto, il sindaco di Dallas, Mike Rawlings, fa sapere che Amber Vinson, la seconda infermiera contagiata dopo essere entrata in contatto, anch’essa, con il “paziente zero”, è più grave della collega. La 29enne è stata trasferita d’urgenza all’ospedale della Emory University di Atlanta, uno dei pochi negli Usa attrezzati con un’ala di totale isolamento dei malati particolarmente contagiosi. Ciò che preoccupa maggiormente, però, è il fatto che la donna, il giorno prima di manifestare i sintomi, ha preso un volo da Cleveland a Dallas su un aereo della Frontier Airlines. I 132 passeggeri che hanno viaggiato con lei sono già stati contattati e verranno sottoposti a controllo. Su episodi del genere Obama non transige: bisogna fare maggiore attenzione, ha detto, affinché certi episodi “non si ripetano più”. La collega, invece, ha ricevuto una trasfusione di plasma da un altro malato di Ebola guarito e starebbe migliorando. Entrambe le donne avrebbero contratto la malattia proprio mentre assistevano Thomas Duncan prima che morisse.
Direttore sanitario ospedale Dallas: “Abbiamo fatto errori”
Daniel Varga, il direttore sanitario del Texas Health Resources, azienda che gestisce Texas Health Presbyterian Hospital di Dallas, si scusa di fronte al Congresso per come l’ospedale texano, dove è stato ricoverato ed è morto il primo ammalato di Ebola negli Stati Uniti e dove sono state contagiate due infermiere, ha gestito l’emergenza. Nuovi dubbi sulle misure di sicurezza adottate per evitare il contagio. Un uomo, probabilmente un funzionario del centro per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc), viene mostrato in un video della Cbs mentre accompagna quattro operatori sanitari e la paziente sull’aereo allo scalo di Dallas. L’individuo ha accompagnato la malata, mantenendo una limitata distanza da lei, all’interno del mezzo e l’ha accompagnata ad Atlanta. “Non avrebbe dovuto farlo – commentano i medici – L’infermiera è completamente coperta dalla tuta di protezione, ma lui non ha comunque seguito il protocollo”
Lorenzin: “Rischio per Italia ed Europa è molto basso”
Sul fronte europeo è in programma un incontro tra i capi di Stato e di Governo dell’Unione che, nel vertice europeo di Bruxelles del 23 e del 24 ottobre, discuteranno sulle misure da adottare per fronteggiare l’emergenza nel Vecchio Continente. Già la riunione di venerdì tra i ministri della Salute degli stati membri, guidata da Beatrice Lorenzin, punterà “a individuare quali sarebbero i possibili controlli da mettere in atto e come si possono coordinare”. A tal proposito, dopo la Gran Bretagna, anche Francia e Repubblica Ceca hanno deciso di sottoporre a controllo i passeggeri dei voli provenienti dalle zone dell’Africa colpite dall’epidemia. L’intenzione è quella di rafforzare e rendere più efficaci i controlli in uscita dai tre Paesi focolai. Si ragiona anche sull’invio di volontari europei a patto di offrire loro garanzie sufficienti di essere evacuati, in caso di contagio, in tempi rapidi. Lorenzin, però, non vuole creare allarmismi e spiega che “il rischio di epidemia in Italia e in Europa è veramente molto basso: stiamo rafforzando le misure di sicurezza, considerando tutti i possibili scenari che possono capitare. Ma il pericolo, ripeto, è molto basso”.
Obama: “Serve maggiore sforzo da parte dell’Europa”
Il presidente degli Stati Uniti aveva parlato dell’emergenza Ebola anche durante la conference call di mercoledì, a cui hanno partecipato i leader di Regno Unito, Italia, Germania e Francia, chiedendo un impegno maggiore da parte dell’Europa. “Nel corso della conversazione – ha raccontato il presidente del Consiglio Matteo Renzi – abbiamo convenuto un impegno addizionale dell’Italia per l’Ebola, in partnership con il Regno Unito, in Guinea e Liberia. Abbiamo stanziato un contributo di 50 milioni, accogliendo l’appello delle Nazioni Unite”. Proprio l’Onu ha denunciato gli errori compiuti dalla comunità internazionale che “ha fallito nel capire e affrontare in maniera adeguata l’entità dell’epidemia e dei suoi effetti”.
Intanto, il numero delle vittime continua a salire. Secondo l’ultimo bilancio dell’Oms, con i dati aggiornati al 12 ottobre, Ebola finora ha ucciso 4.493 persone su 8.997 casi registrati.