Così Matteo Renzi, orgoglioso e festante, presenta su Facebook la sua “legge di stabilità“. Il suo riassunto è che si tratterebbe sostanzialmente di “18 miliardi di minori tasse”. Il suo riassunto è talmente assurdo da creare un effetto estraniante anche maggiore dei colori psichedelici scelti per fare da sfondo alle sue slide.
Prendendo per buoni i numeri del primo ministro, dal lato delle “uscite” ci sono effettivamente alcune voci evidentemente identificabili come tagli di imposte (anche se chiamare “uscita”, quasi fosse una generosa elargizione, quello che è in realtà una minore rapina, è indicativo del mondo capovolto della finanza statale).
Ci sono 5 miliardi di euro di taglio Irap e altri 3 miliardi di generica “Eliminazione nuove tasse”. Poi c’è la voce che riguarda i famosi “80 euro“, che comprende in realtà sia una riduzione del prelievo fiscale, nel caso dei dipendenti dell’economia reale, sia un aumento di spesa statale, nel caso dei dipendenti della “Pubblica Amministrazione” (che per definizione non pagano tasse, essendo il “prelievo fiscale” su di loro una semplice partita di giro, quindi una “minor tassazione” su di loro significa solamente un aumento del loro salario netto, un aumento di spesa).
Tutto il resto sembrerebbe un aumento di spesa statale corrente, sotto forma di nomi suggestivi e politicamente corretti. Immaginando, comunque, che anche i 9,5 miliardi di “Bonus 80 euro” rappresentino un taglio delle tasse e non un aumento di spesa (non è così, almeno per quanto riguarda più della metà della cifra), abbiamo comunque un bilancio di 17,5 miliardi di tagli fiscali e di 18,5 miliardi di nuova spesa statale.
Come sono coperti questi 36 miliardi? Ci sono innanzitutto 11 miliardi di deficit spending. Ovvero di tasse che dovremo pagare (noi o i nostri figli, se non siamo abbastanza intelligenti e responsabili da andarcene quanto prima da questo paese disastrato) tra qualche anno con gli interessi. Il deficit statale è come una spesa su una carta di credito il cui saldo sarà poi addebitato a noi tartassati.
Ci sono poi 3,8 miliardi di “recupero di evasione”, che consistono per definizione in nuove entrate fiscali, rastrellate come sempre in totale sovvertimento del diritto (cartelle pazze, violazioni continue e sistematiche dello “Satuto del Contribuente”, prelievi retroattivi, inversione dell’onere della prova, solve et repete, circolari dell’Agenzia delle Entrate che assumono valore di legge, ipoteche al di sotto dei limiti legali).
Ci sono anche 3,6 miliardi di “tassazione sulle rendite”, ovvero di balzelli sui risparmi di chi ha messo qualcosa da parte per il proprio futuro o quello dei propri figli. C’è 1 miliardo di tassazione proveniente dalle slot-machine: un mercato che lo Stato italiano attivamente droga, pompa e fomenta, per lucrare sulle entrate fiscali, salvo poi demonizzarlo con la crociata contro la “ludopatia”.
Lasciando per il momento in un limbo di mistero voci come “Banda Larga” (che razza di entrata sarebbe???) e “Riprogrammazione”, abbiamo poi una non meglio specificata “Spending Review” di 15 miliardi. Sarebbe carino sapere, dopo l’affossamento del lavoro di Cottarelli e di tutti quelli precedenti, come faranno lorsignori a tagliare questi 15 miliardi. Probabilmente non lo faranno. Ma anche se lo facessero, il saldo è chiaro: almeno 19,4 miliardi di entrate fiscali in più, forse 15 miliardi di spesa corrente in meno.
Guardando l’insieme della slide e considerando come valide tutte le ipotesi più ingenuamente ottimistiche, abbiamo: 17,5 miliardi di tagli di tasse e 19,4 miliardi di aumenti di tasse, attuali o future (come minimo 2 miliardi di tasse in più); 15 miliardi di tagli di spesa e 18,5 miliardi di aumenti di spesa (come minimo 3,5 miliardi di spesa in più).
Forse anche solo commentare un simile livello di cialtroneria è una perdita di tempo. Meglio concentrarsi su cose pratiche: spostare imprese, famiglie, risparmi, lavoro e vita fuori da questo paese condannato.