Scontro all'interno del Partito democratico in Emilia per le candidature a consiglieri. L'ex presidente della Provincia resta fuori e si sfoga: "Al mio posto la candidata che deve risarcire l'ex presidente del Consiglio". Lei al Corriere della Sera ribatte: "Le beghe non mi riguardano"
Scartata dalla lista dei candidati in Regione per far posto a un’altra aspirante consigliera dal cognome importante, che non passa certo inosservato, soprattutto all’interno del Pd. La candidatura di Sonia Masini, ex presidente della Provincia di Reggio Emilia che contava di correre alle prossime elezioni a Bologna, è stata accantonata a favore di Silvia Prodi, la nipote dell’ex presidente del consiglio Romano. E questo, nonostante i voti all’interno dei circoli indicassero una maggioranza di preferenze per la Masini. “Dobbiamo risarcire Prodi per quei 101 voti contrari” si diceva nei circoli Pd reggiani alla vigilia della composizione della lista per le regionali, riferendosi ai franchi tiratori che lo scorso anno fecero sfumare la poltrona di presidente della Repubblica al fondatore dell’Ulivo.
E così il risarcimento è arrivato, secondo la Masini e fonti interne al Pd, con l’inserimento nell’elenco del nome della nipote del Professore, favorendo lei e altri al posto di chi, come la Masini, aveva dalla sua le preferenze delle consultazioni interne dei circoli. Una scelta invece difesa dal partito che smentisce ogni retroscena. “Se uno si chiama Prodi”, ha detto la deputata Sandra Zampa al Corriere della Sera, “cosa ci può fare? Ci facciano sapere quante generazioni devono passare per smetterla con questi attacchi sul piano personale”. Silvia Prodi, ingegnere nucleare di 39 anni, sempre al Corriere ha detto: “Non voglio fare polemica e le beghe di partito non mi riguardano”.
Ma l’ex presidente della provincia Masini la vede in modo diverso. “Non ho nulla in contrario a Silvia Prodi, la conosco poco e non posso giudicarla – spiega Masini a ilfattoquotidiano.it – ma di certo ha un cognome che conta, soprattutto nel nostro partito. Io non ho mai chiesto raccomandazioni o trattamenti di favore, avevo dato la mia disponibilità, ma sono stata tagliata fuori nonostante il lavoro portato avanti in tutto questo tempo con il Pd”.
La notizia è arrivata qualche giorno fa, quando il Pd ha comunicato i nomi dei candidati alla prossima consultazione regionale del 23 novembre. Silvia Prodi, Fabrizio Benati, Andrea Rossi, Ivan Malavasi, Ottavia Soncini, Roberta Mori sono i nominativi usciti dalla direzione provinciale. Tra i grandi esclusi, oltre alla presidente uscente della Provincia Sonia Masini, c’è anche l’ex segretario provinciale Roberto Ferrari. “Contro di noi è stata tentata un’operazione di emarginazione – continua Masini – ci è stato negato il diritto di sottoporci al giudizio degli elettori passivi, con delle primarie aperte ai cittadini”.
La cosa più grave però, secondo la storica esponente del Pd reggiano, è che le graduatorie per decidere chi candidare non sono mai state rese pubbliche in direzione Pd, ma sono state comunicate solo in un secondo momento da un garante. “Sono stata esclusa nonostante le preferenze a mio favore, senza alcuna motivazione, e sono stati inseriti altri nomi ‘blindati’ – attacca ancora l’ex presidente – e per giustificare la scelta, contro di me è stata messa in atto una campagna di calunnie, hanno detto che non ho versato i contributi al partito, ma in realtà io ho pagato molto di più del dovuto, finanziando da sola la campagna elettorale del 2009”. Masini ha presentato il resoconto delle spese alla direzione, spiegando in una lettera che i contributi dovuti erano stati già anticipati con il sostegno della campagna per un totale di circa 22mila euro, superiore alle 18mila euro dovute alle casse del Pd. “Tra l’altro questa osservazione sui contributi non mi è mai stata fatta, mentre altri consiglieri regionali, dopo essere stati sollecitati, hanno potuto saldare mantenendo la propria posizione. A me invece non è stato comunicato nulla”.
Per spiegare il fatto che il suo nome non comparisse nella lista dei sei candidati da Reggio Emilia, alla Masini è stato detto che c’erano state segnalazioni contrarie alla sua elezione. “Ma anche Stefano Bonaccini ne ha ricevute, eppure è candidato – aggiunge Masini – La verità è che nel partito non c’è democrazia e le decisioni vengono prese da gruppi e lobby esterne, che portano avanti rese di conti e prepotenze che non hanno nulla a che vedere con i valori su cui si fonda il Pd, e che non rispecchiano il volere degli elettori”.