Altro che vecchi arnesi da rottamare! Sedici signore sono in tourneé in Italia per presentare 'La guerra e le bambine' (edizione ESI), memoir in cui raccontano alle generazioni di figli e nipoti piccole storie fra le pieghe della Grande Storia
Altro che vecchi arnesi da rottamare! Le nonne hanno tenuto banco a Villa Necchi, a Milano. “Nonne con le palle”, ha puntualizzato Lina Sotis che insieme a Marialuisa Agnese ha presentato con piglio e verve ‘La guerra e le bambine‘ (edizione ESI), il libro memoir scritto da 16 signore, anziane solo d’anagrafe. Le nonne volanti sono partite in tourneè: Roma, Napoli, Firenze, Catania e adesso Milano, per raccontare alle generazioni di figli e nipoti piccole storie fra le pieghe della Grande Storia.
Le nonne di oggi sono le bambine di ieri che si trovavano nel gorgo della guerra, da cui si poteva uscire vive solo giocando fino in fondo, ciascuna a modo suo. Si aggrappano a brandelli di vita quotidiana, indossano cappottini bianchi ricavati dalle calde panciere degli ufficiali tedeschi, pregano devote. “Gesù facci stare bene, ma stanotte fai suonare l’allarme”. Perché per loro il coprifuoco era una parola piena di bagliori. Significava andarsela a spassare con altri bambini nei rifugi antiaerei.
Ogni notte di bombardamenti, una nuova avventura. Mentre la maestra di Alberica Barbiano di Belgiojoso Gazzana, discendente di storica famiglia milanese, alle sue piccole alunne fa adottare un soldato in guerra per scrivergli letterine piene di speranze. Giovanna Mozzillo (non è l’unica) motteggia i Savoia in fuga. Viene consigliato a Umberto di ritornare nella Capitale, di mostrarsi al suo popolo, di far finta di essere ferito. Bastava un graffio sul dito, per salvare la faccia e la monarchia. Risponde secco: “Je ne veux pas?”. Ma perché parlavano in francese? Erano pur sempre i reali d’Italia.
Le tre sale di Villa Necchi stipate di figli e nipoti, sembravano metà di mille, un centinaio di copie volatilizzate. Si rammarica Cristina Gazzana, la premurosissima figlia di Alberica, organizzatrice dell’evento: “Se ne avessimo avute di più, le avremmo vendute tutte”. Peccato visto che parte del ricavato è devoluto al Fai.
Rimane in disparte, altero ma con l’aplomb del gentiluomo napoletano, Alfredo Diana, ex parlamentare, ex ministro, marito di Olga Millo, curatrice del pamphlet nonnesco, coccolata da una tribù di nipoti arrivati da ogni dove per festeggiarla. Francesca Romana Diana, prende addirittura un aereo dal Brasile, dove crea meravigliosi gioielli scultura, per farle una sorpresa di 24 ore.
“I vecchi non sono da rottamare, ci sono per dare loro un ruolo non solo di custodi di memorie (che altrimenti andrebbero perse) ma anche come educatori, termina Marialuisa Agnese. Intanto il libro, senza sgomitare tra tv e giornali (“Che cosa volgare andare in televisione”, chiosano le nonnette all’unisono), ma solo con la forza del passaparola, è arrivato alla terza edizione. Nonne in marzapane così le ha reinterpretate Tonino Cacace, patron del Capri Palace e del Larte (ristorante milanese), con un cake design che riproduce la copertina del libro.
Pochi giorni fa allo Spazio Oberdan, altro elogio della Grande Anzianità, con la proiezione del lungometraggio pluri premiato “Irwin & Fran” regia di Jordan Stone, con la voce narrante di Susan Sarandon. Irwin Corey è un attore comico, un maestro per l’hollywoodiano Robin Williams, sposato con Fran, moglie devota e spalla “involontaria” nella vita per 70 anni. A 100 anni compiuti Irwin calca ancora i palcoscenici in lungo e in largo per l’America, fumando allegramente marijuana.
Ve la do io la vecchiaia! Franca Valeri a 94 anni, un’inesauribile vitalità artistica, torna in scena (al Teatro Parenti di Milano fino al 19 ottobre) con “Il cambio dei cavalli“, modo di dire del secolo scorso che voleva significare fare benzina. Hanno il turbo gli altri grandi anziani, eccellenze come Umberto Veronesi (“La pensione può aspettare”, dice l’oncologo) e Bernando Caprotti. Chapeau a mister Esselunga che manda a dire alla Vanoni in risposta a ciò che la cantante asseriva in un’intervista: “Quando lei cominciava a canticchiare io ero laureato e industriale cotoniero. Con tutto il rispetto per la categoria, non ho mai fatto il muratore al servizio di nonno Vanoni”. Tiè.