“Non voglio un’altra Genova“. A dirlo con forza, dall’alto del braccio meccanico di una gru, issato giovedì 16 ottobre nel vuoto sopra il tratto di mura cittadine crollato durante l’alluvione dell’11 e del 12 novembre 2012, è Enrico Rossi, giovane sindaco di Cartoceto, un paese di 8mila abitanti in provincia di Pesaro Urbino. Una protesta tanto plateale quanto giustificata dal fatto che, a due anni dall’alluvione, tardano a partire i lavori di ricostruzione delle mura castellane della città. Patto di stabilità, ricorsi al Tar e cavilli burocratici stanno mettendo a dura prova la resistenza di una porzione di mura urbiche che “potrebbe crollare da un momento all’altro”.
Ma il primo cittadino getta il cuore oltre l’ostacolo. E dopo aver impiegato risorse comunali per delle indagini strumentali alla redazione di progetti esecutivi, messa in sicurezza delle famiglie evacuate ed altri interventi di prima urgenza, chiede “la collaborazione delle istituzioni”. Rimasto appeso all’udienza del 23 ottobre, a causa del ricorso di una delle aziende rimaste fuori dalla gara d’appalto per l’aggiudicazione dei lavori, “tutte escluse per dei vizi di forma” ha dichiarato all’Ansa, Rossi chiede al presidente del Tribunale Amministrativo “che arrivi presto una sentenza“.
I milioni a disposizione dalla Regione Marche sono 1,2, ma il sindaco fa sapere che la “spesa complessiva prevista si aggira intorno ai 4 milioni”. E così, dopo aver annunciato lo sciopero della fame e della sete, a partire da giovedì è cominciata la personale ma coinvolgente protesta del sindaco, che raccoglie l’adesione di un comitato cittadino, dell’intero consiglio comunale e della Protezione Civile. Il sit in è stato organizzato in via del Santuario, luogo simbolo del paese. “Da troppo tempo, ormai – ha scritto Rossi in una lettera inviata a Palazzo Chigi e Quirinale – la comunità tutta e l’istituzione che rappresento, si sentono schiavi di una condizione che, per motivazioni di diversa natura, come per il capoluogo ligure, hanno già portato all’evacuazione di civili abitazioni. Siamo impotenti dinnanzi ad un incontrollabile ammaloramento del quadro che, di qui a breve, potrebbe determinare l’intero crollo delle mura urbiche, provocando il cedimento del borgo medioevale. Continuare, però, ad affrontare da solo il rischio di mettere a repentaglio l’incolumità pubblica e la vita dei miei concittadini, non è più sostenibile”. Con una lettera inviata al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al presidente del Consiglio Matteo Renzi e al capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli, il sindaco di Cartoceto chiede, infine, “l’esonero dal patto di stabilità di quei Comuni colpiti dalle emergenze, e l’assegnazione alla nostra città della quota parte dei fondi dell’8 per mille destinati ad interventi nell’ambito dei beni culturali”.