Nella sua requisitoria l’avvocato generale Christian Ponsard si è detto favorevole alla richiesta di Mosca. La decisione definitiva, però, sarà presa nelle prossime settimane, visto che la procura di Lione il 25 settembre scorso si era pronunciata a favore del rimpatrio del dissidente kazako anche in Ucraina
Mukhtar Ablyazov, il dissidente kazako marito di Alma Shalabayeva e rifugiatosi in Francia, potrà essere estradato in Russia. Lo ha deciso la procura generale di Lione che venerdì si è pronunciata in favore dell’estradizione dell’oligarca accusato da Russia e Ucraina di frode e malversazione di miliardi di dollari. Ablyazov si è sempre dichiarato innocente, sostenendo di essere vittima di una persecuzione politica. Il caso coinvolse anche l’Italia, accusata di aver messo in pericolo la vita della moglie e della figlia, rimpatriandole in Kazakistan.
Ciò che ancora deve essere deciso è dove (Russia o Ucraina) l’oligarca kazako dovrà essere estradato. Nella sua requisitoria l’avvocato generale Christian Ponsard si è detto favorevole all’estradizione in Russia, piuttosto che in Ucraina, perché la richiesta di Mosca è arrivata prima. La decisione definitiva, però, sarà presa nelle prossime settimane, visto che la procura di Lione, il 25 settembre scorso, si era pronunciata a favore del rimpatrio di Ablyazov anche in Ucraina.
Sull’ex ministro kazako, poi oppositore del governo di Nursultan Nazarbaev, pende un mandato di cattura internazionale per malversazione di miliardi di dollari. L’uomo, fuggito in Francia, aveva lasciato in Kazakistan la moglie e la figlia che, mesi dopo, sono riuscite a fuggire dal paese e rifugiarsi in Italia, a Roma. Il 30 maggio 2013, però, la prefettura della capitale ha firmato un decreto di espulsione per la donna e la figlia perché entrate illegalmente nel Paese. Il giorno successivo, Shalabayeva e la bambina sono state rimpatriate. Il comportamento delle istituzioni italiane (all’epoca c’era il Governo Letta, con Angelino Alfano ministro dell’Interno, ndr) fece molto discutere perché si decise di rimpatriare due persone mettendo a rischio la loro incolumità. Shalabayeva iniziò subito a lanciare messaggi dalla sua abitazione nel paese centroasiatico, sostenendo di temere per la sua vita e per quella della figlia.