Fa notizia, si dice, non il cane che morde l’uomo, ma l’uomo che morde il cane. Allora la notizia più clamorosa è quella dell’uomo che non vuole accettare le tangenti. Prenderle e pagarle è la normalità, nell’Italia dell’eterna Tangentopoli. Sono un po’ passate di moda le mazzette consegnate nelle buste gialle e le valigette ventiquattrore zeppe di banconote. Meglio i versamenti estero su estero, o le false fatturazioni, oppure le false consulenze, come nel caso del manager Expo che, in cambio della gara truccata per far vincere un appalto alla azienda “amica”, ha preteso che questa pagasse alcune consulenze al figlio incapace. Ma questo è il cane che morde l’uomo.

L’uomo che morde il cane si chiama invece Fausto Simoni. Mi è capitato di assistere alla sua deposizione, qualche giorno fa, in un’aula del tribunale di Roma. Semplicemente incredibile. Con voce pacata, ha risposto al giudice e al pm Paolo Ielo, ripercorrendo la sua vicenda, che sembra venire da un altro pianeta.

La storia è nota. Scandalo Enav-Finmeccanica. Simoni è un manager dell’Enav, l’ente nazionale di assistenza al volo. È il responsabile dei sistemi Cns e Meteo. Roba molto tecnica. E molto delicata, visto che ha a che fare con la sicurezza dei viaggiatori. Viene avvicinato da personaggi di aziende Finmeccanica che gli propongono di usare i loro prodotti: in cambio di “ringraziamenti” a suon di mazzette. Lui non cede. Li caccia. A questo punto arriva la parte più sconvolgente della sua storia: in azienda, i suoi capi fanno pressioni perché accetti. Poiché resiste, gli fanno terra bruciata attorno. 

“Mi veniva chiesto di ‘facilitare’ il processo”, racconta in aula. Ossia di far adottare dall’Enav sistemi elettronici della Selex, gruppo Finmeccanica. “Il sistema era velato, niente d’esplicito, all’inizio”. Poi le sollecitazioni diventano più stringenti. Arriva nel suo ufficio il faccendiere di Fin-meccanica: “Ti farò dei favori perché bisogna favorire la Selex”. Simoni non accetta: “Mi ha detto che siccome non accettavo soldi da lui, voleva dire che li prendevo da qualcun altro. L’ho cacciato dal mio ufficio”. La logica è stringente: se un manager dice no, significa che è a libro paga della concorrenza. Impensabile che sia, semplicemente, onesto. E il capo di Simoni, come reagisce? Invece di sostenere il suo funzionario incorruttibile, gli dice che deve ammorbidirsi, che deve incontrare di nuovo il faccendiere. Certo: l’uomo che non accetta le tangenti rovina la piazza a capi e colleghi, disturba i giochi, infrange il sistema dentro cui tutti sono comodamente infrattati. Gli spiegano: “Devi sapere che per l’Enav, la Selex è come il bancomat”. Lui l’aveva capito.

Il faccendiere aveva confessato al pm Ielo: “Tentai di offrire del denaro a Simoni, ma mi resi conto che non avrebbe accettato nessuna retribuzione. Devo dire che più volte l’amministratore delegato dell’Enav mi disse di sistemare la faccenda con tale dirigente, perché per lui rappresentava un problema”. 

Quando gli chiedono di collaudare il sistema di controllo in un aeroporto, Simoni si rifiuta, perché il parafulmine non era collegato a terra. Sarebbe bastato un fulmine a far saltare tutto. “Tu collaudalo, poi noi lo mettiamo a posto dopo”, gli dicono. “Mi arrivano tre telefonate in dieci minuti, l’ultima con attacchi e parolacce”. Lui non concede l’ok. “Fui rimosso dalla commissione collaudi”. Dice al giudice: “Sa, io non vendo libri: se in un volume manca una pagina, il lettore sarà scontento, ma non muore. Il mio lavoro invece ha anche a che fare con la sicurezza delle persone”. Anche il lavoro dei suoi colleghi. Eppure solo lui ha detto no alle tangenti: un uomo che morde un cane.

@gbarbacetto

Il Fatto Quotidiano, 16 ottobre 2014

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