In India la categoria degli impiegati statali vanta un nomignolo identificativo dalle ampie connotazioni dispregiative: babu. Essere un babu nel paese era considerato – fino a qualche tempo fa – un traguardo invidiabile: far coincidere la sicurezza del posto fisso con la tradizionale rilassatezza dell’amministrazione pubblica indiana, intravedere una placida esistenza a firmare scartoffie sotto un ventilatore, aspettando la – più che onorevole – puntuale retribuzione mensile erogata dalle casse di Delhi.

L’arrivo della cosiddetta Modi Wave, l’ondata di rigore, efficienza e progresso con la quale Narendra Modi, il leader del partito popolare indiano Bjp, ha travolto il resto del panorama politico nella corsa alla carica di primo ministro, pare sia destinata a rivoluzionare la roccaforte di impunità e inefficienza che – nell’immaginario collettivo – è rappresentata dalla “casta” (in senso occidentale) dei babu. Alla fine di settembre è entrato infatti in vigore un nuovo sistema elettronico di registrazione delle presenze sul posto di lavoro, fortemente voluto dal premier per “mettere in riga” la mastodontica pubblica amministrazione nazionale (solo gli impiegati del governo centrale si aggirano intorno ai 3 milioni, senza contare la miriade di amministrazioni e governi locali).

Il progetto si chiama Biometric Attendance System (BAS) ed è stato applicato in una sorta di beta testing sugli impiegati del governo federale di New Delhi (50mila persone), dislocati nei vari uffici governativi della capitale. Ad ognuno degli impiegati è stato assegnato un codice a sei cifre ricavato dal proprio codice Aadhar, il programma di censimento biometrico lanciato dalla precedente amministrazione dell’Indian National Congress (Inc) che al momento ha nel proprio database quasi 700 milioni di persone.

Ogni mattina, sul posto di lavoro, l’impiegato dovrà inserire il proprio codice in una delle varie postazioni elettroniche installate (i funzionari dei ranghi più alti ne avranno una personale nel proprio ufficio) e confermare l’inserimento sul display con la propria impronta digitale. Si “timbrerà il cartellino virtuale” in entrata e in uscita, così che il sistema registri l’orario effettivo di lavoro dell’impiegato. Il lato forse più inquietante di tutta la faccenda è che le statistiche aggiornate in tempo reale dalla piattaforma elettronica del BAS, in un’inedita operazione-trasparenza, saranno consultabili live da chiunque sull’apposito portale attendance.gov.in.

Nel sito si può controllare, dipartimento per dipartimento, quando e se un dato impiegato abbia raggiunto il proprio ufficio. La vulgata dei media mainstream nazionali inserisce l’introduzione del BAS nella cornice comportamentale dello stesso Narendra Modi, uomo noto per il suo stakanovismo – ostentato pubblicamente – e maniaco del controllo. La missione di NaMo, in questo senso, sarebbe traghettare la gestione della cosa pubblica indiana da una tradizionale inefficienza burocratica tipica del settore pubblico a un dinamismo mutuato dal privato. Una rivoluzione copernicana che, sempre stando alle reazioni raccolte dai principali media nazionali, sarebbe stata accolta con entusiasmo dagli stessi burocrati indiani.

“Alla gente piace, anche se ora dovranno essere puntuali”, ha spiegato Suhaib Ilyasi di Bureaucracy Today a Reuters, “i funzionari sono impiegati del governo, dovrebbero servire il popolo. Non c’è alcun senso di intrusione”. Al di là della retorica dirigista, il magazine online Scroll.in dà una versione dei fatti molto più verosimile. Rohit Sonkar, impiegato al Ministero degli Interni, critica l’operazione di facciata del timbraggio in entrata e uscita, un escamotage che non può garantire la reale efficienza sul posto di lavoro. Una tendenza quasi opposta ai nuovi approcci all’attività lavorativa annunciati recentemente da grandi gruppi come Microsoft, che in Germania sta pian piano sostituendo la produttività concreta all’orario di lavoro e alla presenza in ufficio come metro di giudizio per valutare i propri dipendenti.

Il progetto BAS, secondo i programmi del governo, dovrebbe presto essere esteso ad altri 50mila lavoratori pubblici nella capitale, e al momento lo spauracchio da Grande Fratello ha avuto un effetto immediato sui babu della capitale: in settimana, tra le 8 e mezza e le 9 di mattina, la fermata metro Central Secretariat (nel mezzo dei quartieri amministrativi di New Delhi) ha raggiunto picchi di congestione inediti, stipata di babu ansiosi di raggiungere il proprio ufficio.

di Matteo Miavaldi

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