Il disastro di Genova spinge i dem a far slittare a dicembre o a gennaio le consultazioni per scegliere il candidato governatore. Le anime interne hanno altro tempo per decidere, ma anche per far lite. Nel centrodestra è tutto aperto, così come nel M5s
Dicembre o gennaio? Il calendario è solo un pretesto. La contesa dentro il Partito democratico ligure è tutta politica. Per adesso si è deciso di rinviare le primarie a data da destinarsi. L’alluvione ha suggerito basso profilo. E prudenza. Ma quando si voterà per scegliere il candidato del Pd che correrà per la poltrona di governatore della Regione Liguria? A dicembre o a gennaio? Sul punto la lotta è a coltello. Gennaio, invoca il segretario regionale, il savonese Giovanni Lunardon, cuperliano, appoggiato da una fetta dei dissidenti renziani, fra i quali il sindaco di Savona, Federico Berruti, appena ritiratosi dalla corsa. Dicembre, ribattono i renziani ortodossi (o presunti tali) riuniti attorno al governatore uscente Claudio Burlando che ha concesso l’investitura alla successione alla spezzina Raffaella Paita, assessore regionale alle infrastrutture e, sfortunatamente per lei e la sua immagine pubblica, con delega alla Protezione Civile.
L’alluvione che ha devastato Genova e l’entroterra ha scompaginato i piani degli uni e degli altri. Nell’ultima riunione della direzione regionale del partito, nella sede di Piazza della Vittoria tormentata da continui black out elettrici, si è prodotto lo scontro sul calendario. “Primarie a gennaio”, ha insistito Lunardon. “Primarie a dicembre”, hanno rilanciato i paitiani. L’impasse è stato congelato e della questione si discuterà ancora e pure nelle sedi nazionali del partito. Questione politica, è chiaro. Allungando i tempi a gennaio, il fronte anti-Burlando e anti-Paita tenta di diluire la popolarità conquistata sul territorio dall’attivissima candidata, data avanti nei sondaggi dopo la rinuncia del ministro Orlando, peraltro mai sceso in campo. E di trovare un avversario che possa sconfiggerla. Paita sconta la figuraccia rimediata di fronte ai ritardi e alle inefficienze della struttura di emergenza, la Protezione Civile che la sera dell’alluvione l’aveva mandata a casa “perché la situazione è sotto controllo”. “Non parlo di primarie, ne parlano sempre gli stessi, quelli ossessionati dall’idea di non farle. C’è altro a cui pensare” ha ‘chiuso’. Prima di consegnarsi al silenzio.
Anche l’altro fronte interno non naviga in acque tranquille. La rinuncia di Berruti, che non è riuscito a raccogliere le 1.800 firme necessarie alla candidatura e ha denunciato il mancato appoggio del partito genovese, lascia campo aperto ad un paio di soluzioni. La prima, più forte ma non ancora concretizzata, riguarda proprio il segretario regionale. Lunardon finora aveva nicchiato, lasciando tuttavia aleggiare sui rivali l’ombra della sua discesa in campo. L’altro scenario chiama in causa un vecchio apparatchik della sinistra genovese, Mario Tullo, attuale deputato, ex segretario regionale, cresciuto all’ombra di Burlando dal quale però ha preso le distanze. Restano ufficialmente in campo le candidature di Alberto Villa, un outsider apprezzato dai giovani per le sue aperture sui diritti civili, e Massimiliano Tovo, segretario provinciale dell’Udc, che si è candidato alle primarie nonostante il parere negativo del suo partito. La sinistra resta fuori dalla partita delle primarie del Pd e correrà da sola.
Con la benedizione di Giuseppe Civati si è puntato su Stefano Gaggero, coordinatore ligure e giovane segretario del circolo Pd Sturla-Quarto (levante genovese). Civati nella sua visita genovese di fine settembre avrebbe contattato alcuni esponenti del M5S, fra i quali il capogruppo in Comune, Paolo Putti, per tentare un’operazione di apparentamento che possa dare consistenza alla sinistra alternativa. Nessuna conferma in proposito. Così come è coperto dal segreto la presunta offerta di Beppe Grillo di correre per il M5S al giornalista de Il Fatto Quotidiano Ferruccio Sansa, figlio dell’ex sindaco di Genova, Adriano Sansa. Nei giorni dell’alluvione il governatore Burlando ha attaccato Sansa senior, accusandolo di aver abbandonato l’operazione scolmatore del Fereggiano. Ha ricevuto, attraverso il Secolo XIX, la piccata risposta dell’ex presidente del tribunale dei minori di Genova (pensionato da meno di un mese). Sansa senior rivendica al contrario gli interventi eseguiti su rivi e torrenti durante il proprio mandato di sindaco (1993-1997).
Mal di pancia anche a destra, con metà del partito berlusconiano in rivolta contro il coordinatore regionale Sandro Biasotti. Nessun nome sicuro all’orizzonte. Fa rumore l’endorsement dell’ex senatore di Forza Italia, Franco Orsi, sindaco di Albisola Superiore, che appoggerà Raffaella Paita. “Anche se non penso lontanamente di andare nel Pd e da due anni non sono iscritto ad alcun partito”. La consigliera regionale Raffaella Della Bianca ex Pdl, ora nei Riformisti Italiani, ha varato una sua lista civica che non correrà con i partiti del centrodestra. Della Bianca si dissocia dalla mozione di sfiducia contro Burlando e Paita firmata solo da 8 dei 15 consiglieri che allinea in Regione il centrodestra. Altro sintomo di divisione in quel campo di Agramante che è il centrodestra ligure dopo l’eclissi di Scajola. La Lega Nord auspica “un’alternativa pulita al centrosinistra” (Edoardo Rixi capogruppo in Regione). E attende gli eventi.