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Kobane, parlano profughi ed ex combattenti della città martire dell’Isis

“Quando ho lasciato Kobane e sono arrivato qui è iniziato il mio futuro. Non so dove stiamo andando”. Il senso di smarrimento è la cosa che accomuna i 180mila profughi arrivati in Turchia dalla città curdo-siriana al confine, assediata da quasi un mese dalle forze del Califfato islamico. A Kobane vivevano quasi 400mila persone, adesso non ne rimangono che poche centinaia di anziani, che non sono riusciti a lasciare le proprie case, e i combattenti delle milizie curde del Ypg. A Suruc c’è posto solo per una parte dei profughi. “Siamo scappati tutti, lasciandoci dietro tutto quello che avevamo”. Alì è l’unico maschio giovane di una famiglia di 20 persone, i suoi fratelli e cugini sono rimasti a Kobane a combattere, sarà lui che dovrà occuparsi dei bisogni di tutti. Tra i rifugiati ci sono anche ex combattenti, come Mohammed, che dopo aver portato via dal fronte il cadavere del fratello, ha fatto arrivare figli e nipoti in Turchia  di Cosimo Caridi