Hanno lavorato tre ore e mezza in tre settimane con costi esorbitanti per la collettività: per ogni minuto trascorso in aula dai 90 deputati siciliani, i cittadini hanno pagato 40mila euro. E ogni deputato è costato 27 euro al minuto perché ha guadagnato 1.614 euro per ognuna delle tre ore trascorse nell’aula del Parlamento più antico del mondo. E più fannullone. Impantanata da mesi in un sostanziale stallo dietro il quale, immersa in una crisi continuamente “percepita” ma mai formalizzata, si giocano continuamente i destini del governo Crocetta, l’assemblea regionale siciliana vanta un altro record negativo: l’ultima legge approvata risale al 31 luglio scorso, ed era il terzo spezzone della finanziaria di Crocetta, poi il deserto. In tre settimane l’aula è stata convocata solo per tre ore e mezza e le commissioni legislative non hanno fatto di più.
Dall’inizio di ottobre la commissione attività produttive e quella Ue si sono riunite una volta sola, due volte la commissione Bilancio e la Sanità. Un po’ meglio hanno fatto la commissione Ambiente e la commissione Affari istituzionali, anche se non superano un’unica riunione la settimana. La politica si fa fuori dall’aula di palazzo dei Normanni tra improbabili ricorsi contro l’esito delle mini-elezioni di Rosolini e Pachino, la proclamazione degli eletti e le iperboliche interpretazioni delle norme elettorali, come quelle di Vincenzo Vinciullo (Forza Italia) che vuole fare reinsediare la giunta di Rosario Crocetta, in quanto, secondo Vinciullo, eletto anch’egli nella mini prova elettorale della scorsa settimana e quindi non nella pienezza dei suoi poteri. Situazione sfiancante anche per alcuni deputati zelanti, che hanno trasferito dentro l’aula il grido di protesta indirizzato a Crocetta e al presidente dell’Ars, lo stesso che centinaia di precari e disoccupati lanciano ogni giorno fuori del portone di palazzo dei Normanni: “Fateci lavorare”.
Da Il Fatto Quotidiano del 17 ottobre 2014