Tra i mille privilegi, le diarie, i soldi per il gruppo, i parlamentari europei, ogni anno, possono portare in gita a Bruxelles fino a 110 persone. A spese dei contribuenti dell’Unione europea. In teoria scolaresche, nell’ottica di far conoscere il parlamento. Ma sugli aerei, ci finiscono amici, amici degli amici, parenti, amanti. Tutto regolarmente rimborsato: vitto, alloggio e viaggio. Colpa di una norma che non è molto chiara.

È successo così che una parlamentare del Movimento 5 stelle, Daniela Aiuto, carina, grandi occhi, una foto con Beppe Grillo in curriculum, abbia già accompagnato in Europa 50 persone. Di scolaresche neanche l’ombra. La questione è stata anche sollevata e discussa nel consiglio regionale dell’Abruzzo, sua regione d’origine, ma senza grande successo. Appunto perché la norma è molto vaga. Così la ragazza, tra i tanti villeggianti che poteva scegliere, ha preferito l’ex sindaco Pdl di Lanciano Filippo Paolini, al quale la Corte d’Appello de L’Aquila ha appena confermato la condanna per falso ideologico. “È vero, sono andato. Ma non sono più sindaco da tre anni né tesserato del Pdl. Ho votato Daniela Aiuto insieme a tutta la mia famiglia. La conosco per motivi personali in quanto sono l’avvocato del suocero”.

Ovvero il padre del marito dell’europarlamentare pentastellata Maurizio Pozzolini, che ha coordinato i Giovani Liberisti Indipendenti della Provincia di Chieti dichiarandosi da sempre vicino alle posizioni del centrodestra. Lui, almeno, non è andato anche perché all’Europarlamento ci sta già in qualità di persona fiduciaria che, a titolo gratuito, faccia da garante per le persone in visita e si occupi dell’organizzatore dei viaggi. Una sorta di assistente. Passi il marito, a fatica. Ma l’ex sindaco del Pdl? A quale titolo è partito? Risponde lui: “Ho portato con me i due figli maggiori di 19 e 22 anni. Una dei due studia a Londra. E poi io al Parlamento europeo non c’ero mai stato”, spiega. In sostanza sostiene la legittimità del viaggio gratis perché non c’era mai stato. La neodeputata Aiuto, però, si difende. Questi sarebbero attacchi personali senza fondamento da parte di chi non conosce le regole: “Non si tratta di ‘gite’, ma di giornate di studio all’interno del parlamento stesso per avvicinare i cittadini alle istituzioni comunitarie”. E ancora: “Per quanto riguarda le prime visite già effettuate (50 persone, ndr) ho pensato che si potesse aprire una finestra più ampia sul parlamento per tutto l’Abruzzo. Ho quindi invitato qualche rappresentanza dell’imprenditoria locale, dei professionisti, dei cittadini comuni e, naturalmente, degli attivisti…”.

Qualcosa non torna. Ecco perché l’operato dell’eurodeputata calabrese, sempre eletta con i Cinque stelle, Laura Ferrara, pubblica i dettagli dei viaggi al parlamento europeo sul sito del suo Meetup di riferimento per coinvolgere nella scelta dei partecipanti tutti gli attivisti. Ma il suo è un caso raro. Forse unico. Anche perché la grande pacchia è durata decenni e in parte è stata ridotta, ma non bloccata. Se si spulciano attentamente i documenti Ue, astuti nel coprire le astuzie finanziarie, in tasca all’eurodeputato alla fine possono arrivare quasi 18mila euro al mese. In cinque anni sono un milione e 70 mila euro. Secondo il portale preisvergleich. de al servizio dei consumatori, gli eletti di Strasburgo costano quasi 214 mila euro annui. Una candidatura vincente per Bruxelles vale fino al 2000 per cento in più rispetto alla media dei redditi del Vecchio continente. Sono quasi 1,8 i miliardi pagati ogni anno dalle tasse di 500 milioni di cittadini europei che stanno per andare a votare. L’indennità parlamentare mensile dei deputati, al lordo delle imposte, ammontava a 7.956,87 euro nel 2011 (ultimo dato reso pubblico) ed è finanziata a titolo del bilancio del Parlamento. È soggetta a un’imposta comunitaria e a un contributo per l’assicurazione antinfortunistica, diventa così di 6.200,72 euro .

di Emiliano Liuzzi e Paola Porciello

da il Fatto Quotidiano di domenica 12 ottobre 2014

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