Appelli accorati, Giubileo contro la disoccupazione e per il lavoro. E ancora: strigliata alle istituzioni, parole pesanti indirizzate contro la malapolitica, j’accuse e scomuniche contro i camorristi, denunce a viso aperto contro l’economia malavitosa. Non c’è niente da dire, il cardinale di Napoli Crescenzio Sepe è guida lucida, autorevole e sicura. Non solo un pastore spirituale ma soprattutto un’autorità morale in una città in continuo disfacimento. E meno male.
Certo però quando si apprende che due nipoti dell’Arcivescovo vennero assunti al chiacchierato consorzio dei rifiuti Eco4, si resta alquanto perplessi e disorientati. Verità scomode che emergono dall’ultima udienza del processo “Eco4” in corso al Tribunale di Santa Maria Capuavetere – dove è imputato per concorso esterno in associazione camorristica l’ex sottosegretario Nicola Cosentino. Il politico di Casal di Principe si attivò e segnalò ai vertici del consorzio i due parenti di Sepe.
A ribadire le nuove-vecchie verità è stato Giuseppe Valente, ex presidente del disciolto consorzio dei rifiuti Ce4 già condannato con conferma in appello a 5 anni e 4 mesi per concorso esterno in associazione camorrista, turbativa d’asta, truffa, corruzione e abuso d’ufficio. Ora Valente parla ai giudici nel suo nuovo ruolo di collaboratore di giustizia e snocciola nomi e cognomi di politici di primo piano, amministratori, boss. L’ex manager è un fiume in piena. Sia nei verbali d’interrogatorio, sia davanti al giudice sta svelando i meccanismi, gli accordi segreti, le strategie che hanno negli anni creato un sistema di potere fondato sulla monnezza.
Un grumo di poteri, una struttura che ruotava attorno a politici del calibro di Nicola Cosentino e amici a cui seguiva una sterminata pattuglia di sindaci, presidenti, assessori e consiglieri. Dentro il pentolone c’era perfino il sub commissario per l’emergenza rifiuti Giulio Facchi. Insomma, tutti dentro, per non scontentare nessuno. La storia è sempre maledettamente la stessa: spartizione affaristica per consolidare il potere per il potere e contribuire a far sprofondare Napoli e la Campania nella ventennale finta emergenza rifiuti.
Se un tempo c’era il doroteismo targato Antonio Gava ora in tempi moderni c’è il cosentinismo di Nik ‘o mericano. Gare d’appalto sartoriali, bandi studiati per escludere ditte emanazione di clan nemici, accordi trasversali, costruzione di meccanismi clientelari, reticoli invisibili di potere distribuito tra i diversi partiti delle coalizioni di centrodestra e centrosinistra ma anche tra le varie correnti interne di una stessa formazione politica. Un guazzabuglio da far rizzare i capelli in testa ai calvi. Sono fotogrammi di un racconto dell’orrore.
La gestione della cosa pubblica in questo disgraziato paese è da sempre gestione privatistica : è “Cosa loro”. A queste alchimie e sotterfugi non potevano mancare – appunto – le strizzatine d’occhio di altri potenti quelli che indossano abiti talari, anelli e crocifissi. Non si campa d’aria, i nipoti pur devono mangiare. E Valente spiega: “Seppi da Sergio Orsi (titolare insieme al fratello Michele poi ucciso dai Casalesi dell’Eco4) che erano stati assunti, presso l’Eco4, due nipoti, un uomo e una donna, del cardinale Sepe, non so dire attraverso chi”. E prosegue: “Per il trasferimento di uno dei due richiesto per una sua esigenza personale (voleva lavorare in una struttura pubblica), dall’Eco4 al Caserta4, mi prodigai in tal senso, assumendolo presso Caserta4”.
A questo punto – mettendo eventi e fatti in fila- non è quindi proprio casuale se nella sua precedente vita, il cardinale Sepe, quando era a capo di Propaganda Fide, l’Ente del Vaticano che gestisce gli immobili della Santa Sede e si occupa dell’evangelizzazione della fede – si prodiga per far avere uno sconto sostanzioso all’ex sottosegretario per l’acquisto di un immobile. Cosentino compra attraverso l’alto prelato un appartamento di lusso nel quartiere Prati di sette vani e mezzo del valore di oltre 630 mila euro ma pagato per poco più della metà. Un gesto di benevolenza verso l’ex coordinatore regionale di Forza Italia per sdebitarsi di un favore ricevuto.
Illuminante è un’intervista di due anni fa a Giuseppe Corbo, ex amministratore del consorzio dei rifiuti ma più che altro prete mancato. E’ stato compagno di Sepe nel Seminario Romano ed è da sempre suo fedelissimo. Ecco rileggendo quell’intervista e alla luce delle affermazioni in tribunale di Valente è lampante di come Papa Francesco sia un illuso, un gesuita-Don Chisciotte che combatte contro i mulini a vento. Il nuovo inquilino della Santa Sede lo ha detto appena si è insediato : “Mi chiamo Francesco perché lui ha incarnato la povertà. Io voglio una Chiesa povera per i poveri”.
La domanda è spontanea: i vari Sepe che ci azzeccano con Papa Francesco? O meglio: la Chiesa di Napoli che peccato ha commesso per avere in Curia un porporato così discusso al centro di intrighi e inchieste con a seguito la sua scandalosa corte dei miracoli? Misteri della fede. Non è la prima volta per la verità che il nome dell’Arcivescovo finisce in qualche verbale oppure inchiesta giudiziaria. C’è spazio – infatti- anche per un altro nipote di sua Eminenza, assunto in una società controllata dall’Anas quando ministro delle Infrastrutture era Pietro Lunardi. Lo stesso che compra a prezzo di favore un palazzo di pregio di proprietà della Santa Sede in via Prefetti a Roma e contemporaneamente autorizza un finanziamento di 2,5 milioni di euro per la ristrutturazione fantasma dell’edificio in piazza di Spagna sede di Propaganda Fide. Inchiesta che vide e vede tra gli indagati il cardinale Sepe, Lunardi e i protagonisti della cricca dei grandi eventi. E come dice l’Arcivescovo: “A Maronna c’accompagna”.
@arnaldcapezzuto