“Non amo le correnti e nessuno parla di espulsioni”, assicura il capogruppo del Pd alla camera Luigi Zanda. Ma nel partito lo scontro tra minoranza e maggioranza renziana si acuisce. A creare maretta interna è il possibile voto di fiducia su Jobs act e Sblocca Italia a Montecitorio. Si parla di provvedimenti disciplinari in arrivo per chi vota contro. Crea scompiglio anche la manifestazione del 25 ottobre della Cgil: “Protestare contro il governo è incorrente per chi fa parte della maggioranza”, dicono dai ranghi ben serrati del partito. “Noi incorrenti? Possiamo fare un saggio sull’incoerenza della sinistra, sono disponibile”, ci scherza su l’ex segretario Pierluigi Bersani. “Il problema non è Renzi, ma i renziani: esseri non pensanti, con una cultura stalinista-leninista, se vogliono un clima da caserma è un problema loro”, va giù duro il senatore Corradino Mineo. E poi aggiunge: “Vorrei ricordare che senza i senatori indisciplinati, Ricchiuti, Casson, Tocci, il governo sarebbe andato sotto sulla nota del Def”. Pippo Civati annuncia il suo no al decreto Sblocca italia, anche se verrà posto il voto di fiducia. “Se ne discuterà in assemblea di un eventuale comportamento del genere, il voto di fiducia è un voto politicamente rilevante”, ribatte Ernesto Carbone. “Sarebbe terrificante per lui, spero non voglia finire in Sel o in un partito che faccia la fine di Rivoluzione civile di Ingroia, non glielo auguro”, aggiunge Ivan Scalfarotto. Sulla coerenza dei provvedimenti varati dal governo Renzi con le idee progressiste, il sottosegretario afferma: “La sinistra è stata per anni dedita alla sconfitta, oggi abbiamo il 40%, parliamo a tutto il Paese, oggi il Pd si ispira ai laburisti, e al partito democratico americano” di Irene Buscemi
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