Dopo le denunce e le polemiche sui possibili effetti dei tagli ai fondi per le regioni previsti dalla Legge di Stabilità, i governatori cercano una mediazione. E qualcuno prova a individuare soluzioni praticabili per ridurre la spesa senza incidere (troppo) sui servizi ai cittadini, a partire dalla sanità. L’ultima proposta, che non mancherà di far discutere, arriva dal presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi: un superticket per i ricchi. Intervistato su Sky Tg24, dopo aver premesso che il comparto “non può avere altri tagli”, Rossi ha detto che “forse è giusto chiedere qualcosa di più a chi ha i soldi, qualcosa di più alle categorie medio-alte per garantire la gratuità e il servizio pubblico a tutti coloro che non potrebbero”. Insomma: “Non sarebbe uno scandalo far pagare di più chi ha redditi alti su tutte le prestazioni sanitarie. Che so, 2mila euro se la prestazione ne costa 20mila. O non esentare un pensionato benestante. Chiamiamolo pure un superticket per i ricchi: siamo in emergenza, salveremo la sanità pubblica e chi ha più bisogno”.

Rossi, in generale, dà un giudizio positivo sulle misure previste dalla Stabilità, o almeno dalle bozze uscite in questi giorni: dagli sgravi Irap alla decontribuzione per le nuove assunzioni, fino al Tfr in busta paga. Tuttavia, avverte, serve attenzione sui tagli alla sanità, “altrimenti quel che acquistiamo da una parte, lo perdiamo dall’altra. Sarebbe solo una partita di giro. Tutti gli indicatori ci dicono che nei confronti internazionali la sanità spende poco e ha buoni risultati. È un orgoglio nazionale, un punto di sicurezza e di reputazione per l’Italia”. Va chiesto semmai uno sforzo maggiore, rispetto al taglio del 3% prefigurato ora, alle strutture ministeriali, “che erogano servizi amministrativi e non alle persone”. Bene invece la lotta agli sprechi, “sul capitolo forniture, ad esempio”, ma anche su questo fronte il governo potrebbe aiutare le Regioni con qualche “strumento legislativo”. Rossi si dice favorevole anche alla spending review sugli appalti dei servizi, stando però “attenti a non colpire i lavoratori”.  

Da parte sua, la Toscana è disposta a ridurre ulteriormente il numero delle aziende sanitarie, già passate da 40 a 16 (comprese quattro aziende ospedaliere universitarie): “Io ho deciso di proporre al consiglio regionale che sta discutendo il piano sanitario una proposta fortissima di riorganizzazione per passare da 16 aziende a 3 aziende di area vasta sanitarie-ospedaliere convenzionate con l’università che consentiranno di abbattere molto i costi senza tagliare ai cittadini”. 

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