Cronaca

Mantova, consiglio comunale nel mirino della magistratura. Con accusa di sequestro

I carabinieri hanno acquisito video e documentazione della riunione del 10 ottobre, durante la quale non è passata per un solo voto una mozione di sfiducia nei confronti del sindaco Nicola Sodano di Forza Italia. In un fuorionda il forzista Giuliano Longfils, presidente del consiglio comunale, parla del consigliere leghista Carlo Simeoni dicendo: "L'abbiamo sequestrato"

La nervosa seduta del consiglio comunale di Mantova dello scorso 10 ottobre, nel corso della quale non è passata per un solo voto una mozione di sfiducia nei confronti del sindaco Nicola Sodano di Forza Italia, è finita nel mirino della magistratura. Nei giorni scorsi i carabinieri, su indicazione della Procura di Mantova, si sono presentati negli uffici del segretario comunale per acquisire la documentazione della riunione, durata oltre sei ore (dalle 21 alle 3). Sulla vicenda c’è il segreto istruttorio, ma è probabile che i militari dell’arma abbiano prelevato i verbali e il video integrale in diretta streaming sul sito internet del Comune. Un video nel quale c’è anche un fuori onda sospetto, nel quale il forzista Giuliano Longfils, presidente del consiglio comunale, figura teoricamente super partes, viene beccato pronunciare la frase “l’abbiamo sequestrato“, riferendosi al consigliere comunale leghista, Carlo Simeoni.

Insomma, un atto dovuto quello della Procura di Mantova, come confermato dal Procuratore capo Antonino Condorelli, per fare chiarezza in una seduta confusa. Un procedimento che si è reso necessario quando un esponente della Lega nord cittadina, nel corso di quella notte politicamente drammatica e dai risvolti inattesi (la sfiducia ormai sembrava avere i numeri per passare), ha telefonato ai carabinieri poiché a suo dire Simeoni era stato “sequestrato” dal sindaco, dal presidente del consiglio comunale e dal commissario provinciale del Carroccio Davide Boni negli uffici del primo cittadino. Simeoni, dopo quel summit fuori programma, non ha fatto più ritorno in aula e non ha votato la sfiducia, facendo cadere la validità della mozione da lui sottoscritta insieme ad altri 21 consiglieri comunali.

Il consigliere è stato visto entrare nell’ufficio del sindaco, insieme a Longfils e a Boni, intorno alle 2.15, durante la pausa prima del voto richiesta dal primo cittadino. Subito dopo il suo ingresso, la porta dell’ufficio si è chiusa e due agenti della polizia locale ci si sono piazzati davanti impedendo l’ingresso a chiunque. In quelle ore nel palazzo comunale è scoppiata una bagarre mai vista prima. L’ipotesi è che durante quel colloquio l’esponente leghista sia stato convinto a non votare il documento e a rispettare gli ordini impartiti dal segretario Federale della Lega, Matteo Salvini. Qualche ora prima della riunione del consiglio sulla sfiducia a Sodano, infatti, l’ex assessore e presidente del consiglio regionale Boni, tuttora indagato per una questione di rimborsi poco chiari, aveva convocato i due consiglieri leghisti, da tempo usciti dalla maggioranza che sostiene la giunta Sodano, per informarli dell’accordo raggiunto a Milano con i vertici di Forza Italia rappresentati da Maria Stella Gelmini e Mario MantovaniGli ordini erano di lasciare in sella Sodano e di lavorare a un’alleanza con il centrodestra in vista delle prossime elezioni comunali, fissate per maggio 2015. Nel caso i due consiglieri del Carroccio avessero contribuito a far passare la sfiducia sarebbero stati espulsi. Luca De Marchi, uno dei due, ha tirato dritto per la propria strada e votato la mozione sottoscritta. Simeoni, il più incerto, alla fine è stato convinto a seguire la linea del partito. Non si è ripresentato in aula, ufficialmente per un malore, ed è andato al Pronto Soccorso cittadino per accertamenti.

Lo sviluppo della vicenda ha scatenato le proteste delle opposizioni e un parlamentare del Pd, Marco Carra, promette un’interrogazione al ministro dell’Interno per fare chiarezza su quanto successo il 10 ottobre e sull’atteggiamento del presidente del consiglio comunale. Il quale si difende sostenendo che le sue parole sono state fraintese e rimanda al mittente ogni accusa. In questi giorni potrebbero essere sentiti dalla Procura come persone informate sui fatti alcuni dei protagonisti di quella notte. A partire dal presidente del consiglio comunale, passando per l’esponente leghista che pare sia stato già ascoltato. I magistrati cercheranno di capire se si possa configurare il reato di “sequestro di persona”. Intanto il 24 ottobre il consiglio si riunirà per approvare gli equilibri di bilancio e già si preannuncia una serata agitata. Il sindaco deve ritrovare i numeri per far passare il provvedimento e deve fare anche in fretta, visto che il termine è scaduto il 30 settembre e la Prefettura ha già inviato un richiamo.