L'iter accelera ma in discussione finiscono solo le proposte dei democratici e di Sel, escluso quello del M5s. Rispoli, presidente dell'associazione 140: "Ma con la proposta dei dem si rischia di indagare sul niente"
La commissione d’inchiesta sulla tragedia del Moby Prince potrebbe essere più vicina, ma al momento si discuterà solo sui testi del Pd e Sel e non su quello del M5s. Per giunta la proposta dal Partito democratico non soddisfa le associazioni dei familiari delle vittime e i loro periti perché mancano aspetti su cui si concentrano da anni, anche in relazione alle carenze dell’inchiesta bis chiusa dalla Procura di Livorno con l’archiviazione nel 2010. “Così quel testo non serve a niente, è inaccettabile” dice Loris Rispoli, presidente dell’associazione 140. In più, come spiegano i Cinque Stelle, nel testo dei democratici si indicano budget e tempi troppo limitati per la mole di lavoro dovrà essere affrontata per una vicenda simile, in cui si intrecciano molteplici aspetti tecnici e testimonianze. La buona notizia resta, tuttavia, che l’iter per l’istituzione della commissione che dovrebbe indagare sulla più grande sciagura della marineria italiana dal Dopoguerra accelera: il motivo è la sottoscrizione da parte di una cinquantina di senatori del Pd, guidati da Marco Filippi (livornese) di un documento di proposta istitutiva depositata il 14 luglio, ottenendo l’immediata calendarizzazione da parte del presidente della commissione che se ne deve occupare (Lavori pubblici e trasporti), Altero Matteoli. Se ne discuterà martedì prossimo, 21 ottobre. Filippi, che sarà il relatore, ha sfruttato un articolo del regolamento del Senato (il 162) che impone la calendarizzazione in tempi precisi quando provenienti da un decimo dei senatori. Il presidente Grasso ha già disposto che il Senato esprima il suo parere entro 30 giorni dall’avvio dell’esame, rendendo ufficiale la pronuncia di Palazzo Madama per fine novembre. Tutto è stato innescato dall’incontro tra Filippi e Rispoli, avvenuto a inizio ottobre a Livorno durante un’iniziativa dell’Arci, durante la quale il presidente di una delle associazioni dei parenti dei 140 morti del 10 aprile 1991 ha chiesto un gesto per sbloccare una situazione ferma da mesi proprio nella commissione in cui siede il senatore livornese.
Si discutono i testi di Pd e Sel, non quello del M5s
All’ordine del giorno della seduta della commissione sono inseriti i testi di democratici e vendoliani ed è escluso il disegno di legge dei Cinque Stelle, peraltro il primo che è stato presentato nel marzo scorso. Anche quel testo poteva godere della via preferenziale perché i senatori proponenti sono 38 e solo 10 giorni fa la prima firmataria, Sara Paglini, era tornata a chiedere in aula in Aula la calendarizzazione al presidente Piero Grasso (sponsor da sempre della commissione d’inchiesta, senza però ricevere risposta). “Ho segnalato ai nostri commissari di far inserire nell’esame anche il nostro testo – spiega la senatrice a ilfattoquotidiano.it – e resta la mia indignazione perché non è stato usato lo stesso metro con questo e perché il Partito Democratico sta portando avanti una proposta di commissione monocamerale, pur sapendo che decadrebbe con la legislatura a prescindere dalla conclusione dei lavori”. Filippi difende la scelta perché, spiega a ilfatto.it, avvia ad un “iter più rapido, non necessariamente escludente dell’ipotesi bi-camerale, considerato il percorso già avviato alla Camera (in quel caso è un testo di Sel, ndr” e garantisce che al Senato i due testi al Senato “peraltro già molto simili, saranno armonizzati”.
Le omissioni nel testo presentato dal Pd
In realtà la differenza tra le proposte è più che marginale. Praticamente identiche quelle di M5S e Sel, molto diverso il testo Pd. Quest’ultimo omette infatti interrogativi centrali per l’accertamento delle responsabilità sulla vicenda, primo fra tutti quello sui tempi di sopravvivenza: l’architrave su cui si è potuta articolare l’assoluzione di tutti gli imputati del primo processo e l’archiviazione dell’allora comandante della Capitaneria – Sergio Albanese – per il ritardo dei soccorsi. Un’omissione che risulterebbe un pesante fardello sulle potenziali attività di ricostruzione della commissione d’inchiesta: il riesame dei tempi di sopravvivenza è il buco principale nell’inchiesta bis della Procura di Livorno, chiusa 4 anni fa.
Nella proposta Pd manca però anche la richiesta di accertamento sulle condizioni in cui il traghetto Moby Prince partì da Livorno la notte della strage, cui si legano le responsabilità dell’armatore Vincenzo Onorato. Ed è assente anche il quesito sul ruolo delle navi militari e militarizzate americane presenti in rada durante il sinistro e, soprattutto, durante le fasi successive che hanno comportato la non identificazione del traghetto in fiamme fino ad un’ora e 20 minuti dopo la collisione. Infine manca pure la richiesta di accertamento su cosa e quanto fosse contenuto nelle cisterne 7 e 6 della petroliera Agip Abruzzo: la prima, speronata dal Moby Prince, e la seconda trovata aperta con una manichetta innestata, per quella che ad oggi è stata riconosciuta come un’illegale manovra di svuotamento delle acque di sentina dalla sala macchine ad una cisterna di carico. Perché sarebbero importanti queste informazioni? Perché determinano il tipo di propagazione dell’incendio sul Moby Prince, ancora oggi oggetto di perplessità da parte dei familiari delle vittime e centro della tesi della “morte celere” delle 140 vittime. Basti pensare che nella determinazione di un tempo di sopravvivenza massimo di 30 minuti dopo la collisione, la magistratura si concentrò non sui dati tossicologici dei cadaveri, ma sul racconto del “tipo di incendio” circostanza di morte, prodotto nel 1997 da quattro ingegneri consulenti del tribunale che non poterono mai ispezionare la petroliera (già demolita), né verificare il carico, ammettendo per buoni i dati ufficiali forniti dalla compagnia armatrice, l’allora Snam e oggi Eni.
M5s: “Tempi ristretti e poco budget”
Per Sara Paglini (M5s) in questo modo “ci potremmo trovare di fronte ad una presa in giro dei familiari delle vittime se consideriamo anche che il Pd indica il termine lavori in 2 anni e il budget di riferimento in massimo 30mila euro l’anno, quando la commissione si dovrebbe trovare ad analizzare una mole di materiale notevole e dovrebbe avvalersi di consulenti tecnici in più settori: medico legale, navale, chimico”. La paura di un’operazione di facciata è molta e Loris Rispoli ne chiarisce i contorni: “Il Pd ha ritirato la proposta di legge presentata con un testo concordato con i familiari delle vittime e ne ha presentato un altro (lo stesso giorno, ndr) che è assolutamente inaccettabile. Si rischia di indagare sul niente assoluto, chiediamo di ritirare immediatamente il testo presentato in seconda istanza e di riproporre il testo originale, o se questo fosse impossibile, di discutere solo i testi presentati da M5s e Sel che sono stati preparati e concordati con le associazioni”.
Questa svolta al ribasso sulla commissione d’inchiesta Moby Prince cozza con l’evidenza che qualsiasi sintesi tra i testi capace di recepire le richieste dei familiari delle vittime avrebbe già i numeri per l’approvazione in entrambi i rami del Parlamento, contando sul sostegno dei soli gruppi parlamentari proponenti: Pd, M5s e Sel. Spaventa l’idea che questo sia il prodotto di un compromesso interno al Pd sul tema, vista, da ultima, la risposta superficiale del ministro della Giustizia, Andrea Orlando, all’atto di sindacato ispettivo relativo ad alcune anomalie dell’inchiesta-bis Moby Prince curata dalla Procura di Livorno e conclusasi con l’archiviazione definitiva del caso. L’atto era infatti sottoscritto dai senatori del Partito Democratico firmatari della proposta che sarà discussa martedì.