“Bielsa va al Marsiglia. Organizzo pullman”. Così a maggio Paolo Condò, giornalista della Gazzetta dello Sport, annuncia su Twitter la notizia che riempie di gioia i calciofili di tutte le latitudini: il matrimonio tra una squadra folle e lunatica come l’Olympique di Marsiglia e un tecnico altrettanto fuori dagli schemi come Marcelo El Loco Bielsa. Sei mesi dopo accade quello che nemmeno il più ottimista dei bielsisti militanti poteva attendersi: Marsiglia primo in classifica con 25 punti (e 25 gol segnati) in 10 partite, le ultime otto di fila tutte vinte. Il centravanti Gignac, che lo scorso anno vagava sovrappeso per il campo, capocannoniere con 10 reti. L’ultima ieri con il Tolosa davanti a 62mila spettatori. Eppure tutto stava per saltare.
A fine estate Bielsa nella sua prima conferenza stampa attacca la società per le scelte assurde sul mercato, l’esonero sembra imminente. Ma così non è, e il pullman può accendere i motori. Tutti a Marsiglia per vedere Bielsa, come tutti negli anni Venti del secolo scorso andavano alle feste nella villa di Long Island per sperare di vedere il Grande Gatsby. Perché come del protagonista del romanzo di Fitzgerald, anche del Loco Bielsa non si sa nulla. E le leggende sul suo conto fioriscono in ogni angolo del pianeta. Di lui le cronache raccontano che nasce a Rosario, la città di Ernesto “Che” Guevara, di Cesar Luis Menotti, di Leo Messi. Ma anche di Lucio Fontana, che con forbici e rasoi tagliava le tele invece che dipingerle. Di lui le cronache raccontano che smessi troppo presto per un infortunio i panni del calciatore diventa prima osservatore e poi allenatore della squadra della sua città: il Newell’s Old Boys, con cui vince titolo di Apertura e di Clausura.
Poi il Messico, di nuovo l’Argentina con il Velez, e la nazionale albiceleste. Al Mondiale del 2002 il suo 3-3-1-3 con Aimar trequartista dietro le tre punte Ortega–Batistuta–Lopez si fa storia, ma i risultati non gli sorridono e l’Argentina è eliminata al primo turno. Nel 2004 va meglio, e l’Argentina sempre con l’iperoffensivo modulo 3-3-1-3 vince Coppa America e Olimpiadi. E’ lo squarcio sulla tela. Ma è a quel punto che Bielsa, come Gatsby, scompare. Da allora non rilascia più interviste, da allora non vince più nulla, da allora nasce la leggenda, alimentata a suon di meravigliose partite prima con la nazionale cilena, portata ai mondiali, e poi con l’Athletic Bilbao, con cui perde due finali di coppa. Qui le cronache si esauriscono, e lasciano spazio alle leggende sul Grande Gatsby del calcio di cui tutti parlano ma che nessuno ha mai visto. Si dice che a Rosario si arrampicava su un albero per vedere meglio il campo da gioco, e per questo si sia guadagnato il soprannome di El Loco.
Si dice che nella sua casa di campagna fuori Rosario abbia un campo da calcio regolamentare, e la notte se ha un’idea tattica sveglia i famigliari e i collaboratori e li dispone sul terreno di gioco. Si dice abbia altresì le chiavi di tutti i centri di allenamento dove ha lavorato, per passarci indisturbato la notte a lavorare, magari convocando il suo staff tecnico e poi rimandandolo a casa durante gli allenamenti diurni perché non vuole che escano indicazioni sulle sue strategie. Si dice abbia avuto una relazione con l’ex presidentessa cilena Bachelet, che lo seguiva in tribuna durante i Mondiali del 2010 in Sudafrica. Che ha scoperto o fatto esordire la metà dei grandi giocatori di oggi. Racconti spesso in contraddizione tra loro, come quelli che circondavano Gatsby, la cui leggenda si alimentava dall’assenza. El Loco Bielsa però è anche una presenza, per di più ingombrante. Insofferente a qualsiasi datore di lavoro, è capace di dimettersi in qualsiasi momento.
Insofferente ai giornalisti, nelle conferenze stampa è capace di parlare per delle ore, quando poi alla fine ti rendi conto che non ha detto nulla. E allora bisogna accontentarsi di vedere giocare le sue squadre, sempre all’attacco, sempre con cinque o sei giocatori oltre la linea della palla, a replicare all’infinito triangoli e movimenti ripetuti ossessivamente in allenamento. Adesso con il Marsiglia sta regalando spettacolo e vittorie, che la squadra regga fino alla fine o cada tragicamente sul traguardo, come è successo il primo anno a Bilbao, il suo destino è comunque segnato. Nonostante con un club non vinca da sedici anni, per i tifosi “El Loco” rimane un profeta. Come Gatsby, è già leggenda.