Venerdì 17 ottobre 2014, Napoli centro, Porta San Gennaro, ore 13.30. Fa molto caldo oggi, sembra luglio e ricordo bene come luglio sembrava metà ottobre. Sono molto arrabbiato, nervoso, triste, depresso. Da questa mattina presto, la turpe e tragica storia della piccola Fortuna, bambina uccisa e seviziata al Parco Verde di Caivano, nella Provincia di Napoli in piena Terra dei Fuochi, sta riempiendo tutti gli schermi tv e i mezzi di informazione.
La ben nota crudeltà mediatica delle storie turpi qui ha l’aggravante morboso della “napoletanità” camorristica e depravata di Gomorra. Che immenso dolore, che vergogna!
Io ho conosciuto e ho cominciato a frequentare ed amare il Parco Verde di Caivano dal febbraio del 2008. Una Chiesa grande, moderna ma sobria e comunque piena di colori coi suoi vetri policromi, ma soprattutto piena, affollatissima di persone di una Comunità Cristiana meravigliosa, con centinaia di persone umili ma dignitosissime e piene di cuore e di amore per il prossimo e per la propria terra, curate da un Pastore con il cuore e la voce potente di un Profeta antico: Padre Maurizio Patriciello.
Quanta strada abbiamo percorso insieme in questi anni. Quante battaglie abbiamo portato avanti grazie alla fatica, all’amore e all’impegno di centinaia di cittadini umili, onesti e laboriosi che vivono e santificano ogni giorno la propria vita in Terra dei Fuochi, Terra di Gomorra.
Ci eravamo riusciti a restituire non solo Dignità, ma anche Speranza a questo popolo. Oggi mi sono sentito crollare tutto addosso, con la turpe storia di Fortuna, una storia degna della sceneggiatura di Gomorra: ma purtroppo non è uno sceneggiato.
E’ una gravissima e turpe realtà ancora senza responsabili! Con questo animo dolente e meditabondo decido quindi di non tornare a casa ma di restare solo e “consolarmi” mangiando (alla Montalbano) una meravigliosa pizza, fatta presso il solito antichissimo pizzaiolo dove vado da decenni. Chiedo una pizza ben bruciacchiata al cornicione, “alla Report”, come si dice da qualche giorno nelle pizzerie di Napoli, perché col benzopirene al cornicione, è ancora più gustosa, e mi siedo ai tavoli esterni a godermi questo innaturale solleone di “ferrottobre”.
Vicino a me prende posto una chiassosa e coloratissima comitiva di 8 turisti orientali che subito si avvia con grande eccitazione ad ordinare vari tipi di pizza. Per noi napoletani, gli orientali sono tutti uguali.
Il cameriere che conosco da anni si avvicina immediatamente per le ordinazioni, e conversando in più lingue che non riconosco solo come inglese, riesce a farsi intendere molto bene e a rispondere con efficienza alle richieste e agli ordini portando anche da bere del vino, quando, improvvisamente, vedo una scena del tutto inaspettata.
Si alzano tutti insieme e mentre uno di loro offre un bicchiere di vino a due mani giunte al cameriere che li aveva serviti, rivolgendosi tutti verso di lui accompagnano il bicchiere di con un inchino di riverenza e sussiego tutti e 8 insieme! E’ per me una scena del tutto inaspettata, sorprendente ed inspiegabile. Incuriosito al massimo, quando il cameriere torna da me per servirmi la pizza, non riesco a fermare la curiosità e chiedo spiegazioni.
Con la massima semplicità e parlando con me esattamente nello stesso tono e con la medesima normalità di come discutiamo da anni sulle partite del Napoli, mi spiega: “Dottore, è un gruppo di turisti sud coreani. Sono in giro per il centro di Napoli e attratti in particolare da Porta San Gennaro e dalla Madonna delle Grazie dipinta sulla facciata da Mattia Preti. Si sono fermati a mangiare una pizza qui. Io ho parlato con loro in parte in inglese ma in parte anche in coreano dal momento che molte parole le conosco bene e così loro mi hanno chiesto come mai sapessi tante parole in coreano. Gli ho spiegato che conosco il coreano perché ho praticato e pratico ancora il taekwondo, la loro nobile arte marziale nazionale, tipicamente coreana ma anche disciplina sportiva riconosciuta alle Olimpiadi. Mi hanno quindi chiesto a che livello fossi arrivato e cosi gli ho dovuto dire la verità: sono una cintura nera quinto dan. Il più bravo tra loro era arrivato al massimo a due dan. Per intenderci facendo il paragone col nostro calcio, è come se fossi stato un ottimo giocatore di calcio di serie A per loro, che invece al massimo hanno raggiunto la serie B. Di fatto, in relazione alla grande rilevanza che loro attribuiscono al taekwondo anche sul piano della educazione civica, è come se fossi un Gran Maestro per loro. Per questo hanno deciso di rendermi omaggio con una coppa di vino e con un inchino di rispetto e riverenza. Ma io mica sono il più bravo! Vi siete scordato di quante medaglie abbiamo vinto alle Olimpiadi grazie alle nostre palestre come quelle di Scampia che hanno tolto tanti ragazzi dalla strada facendoli diventare pure Gran Maestri? “
A Napoli, quando meno te lo aspetti e soffri perché vedi tanto male apparentemente invincibile, ti basta un poco di sole, una buona pizza bruciacchiata e una Madonna che ti guarda e ti protegge materna sotto un arco di una Porta antica, per accorgerti che come esiste il Male assoluto, qui esiste anche il Bene silenzioso e irriducibile che lo combatte! E anche un umile cameriere o pizzaiolo napoletano può essere un Gran Maestro di un’arte marziale di educazione civica orientale, diffusa da un paese così lontano proprio per educare al rispetto e alla difesa della Giustizia.
La filosofia del taekwondo ha infatti come fondamento l’etica, la morale, e le norme spirituali attraverso le quali gli uomini possono convivere senza confliggere. E cosi , tornando a casa, mi sono detto che ancora una volta la Provvidenza mi aveva parlato: “Ogni Uomo deve e può avere la forza sufficiente per arrivare ad essere il Guardiano della Giustizia, coltivando lo Spirito Umano ai più alti livelli possibile”.
Forza, anche oggi sta passando. E domani anche per me sarà un altro giorno di combattimento, di Forza e di Speranza: per Napoli, per il Parco Verde, per rendere Giustizia a Fortuna! E perché non accada mai più! ”