Maria Edera Spadoni ha denunciato tre ignoti che dopo un comizio a Reggio Emilia l'avrebbero avvicinata e le avrebbero detto di non citare più il nome della famiglia Grande Aracri. Grillo: "No all'omertà. L'onestà tornerà di moda"
Non nominare mai più il nome dei Grande Aracri. Un avvertimento esplicito che la parlamentare del Movimento 5 stelle Maria Edera Spadoni avrebbe ricevuto dopo un comizio a Reggio Emilia. A denunciarlo è la deputata che, dice, nel corso dell’intervento in pubblico ha pronunciato il nome della famiglia del boss in merito al caso di Brescello, paese di provincia diventato famoso perché il suo sindaco Marcello Coffrini ha negato l’esistenza della criminalità organizzata nel suo comune, nonostante vi risieda Francesco Grande Aracri, condannato in via definitiva per mafia. “Alla fine dell’evento si sono avvicinate tre persone – racconta la Spadoni su Facebook – Una di queste mi ha detto che il nome di Grande Aracri non lo devo più nominare. Oggi ho sporto denuncia verso ignoti”.
Poco dopo anche il blog di Beppe Grillo si è schierato con la deputata 5 stelle: “No all’omertà. E l’onestà tornerà di moda. La solidarietà che le esprime il MoVimento 5 Stelle non è di sole parole, ma di fatti concreti. Infatti, i candidati M5S alle elezioni regionali in Emilia Romagna hanno dichiarato che si presenteranno aderendo a livello programmatico a tutte le iniziative di lotta alle mafie e alla corruzione promosse da Riparte il Futuro-Libera”.
La “colpa” della deputata reggiana sarebbe quella di avere nominato i Grande Aracri proprio nell’ambito della vicenda che negli scorsi giorni ha portato il paese di Brescello sotto i riflettori per le dichiarazioni del suo sindaco Coffrini. Solo poche settimane fa ai microfoni della web-tv Cortocircuito, il primo cittadino del paese di Don Camillo e Peppone aveva descritto il suo concittadino Francesco Grande Aracri come una persona educata, affermando che “a Brescello la mafia non c’è”. Il Pd, che lo ha sostenuto in campagna elettorale, ne ha preso le distanze, mentre tutti gli abitanti si sono schierati dalla sua parte in una manifestazione in piazza con tanto di cartelli e manifesti a supporto.
“All’evento nazionale sull’acqua pubblica a Reggio Emilia abbiamo parlato di tante cose – ha spiegato la Spadoni – Io ho ricordato il pericolo delle infiltrazioni mafiose che purtroppo riscontriamo anche nel nostro territorio. Ho ricordato che i parlamentari emiliano romagnoli del Movimento 5 Stelle hanno richiesto due settimane fa le dimissioni del sindaco di Brescello (Re) Coffrini dopo le sue dichiarazioni su Grande Aracri, condannato in via definitiva per associazione a delinquere di stampo mafioso nel 2008”. Quelle parole però, secondo la ricostruzione della deputata 5 stelle, non sarebbero piaciute a qualcuno che stava ascoltando in mezzo alla folla nella piazza di Reggio Emilia. Che alla fine del comizio si sarebbe preso il disturbo di andare direttamente dalla parlamentare, per riferirle un ordine preciso: non nominare più il nome di Grande Aracri. Spadoni ha sporto denuncia contro ignoti e di questo avvertimento ora si occuperanno gli inquirenti, che del caso di Brescello e dei Grande Aracri si stanno già occupando per capire chi abbia sponsorizzato il camion vela a sostegno del sindaco nella manifestazione al centro del paese, la sera in cui la maggioranza ha confermato la fiducia nei suoi confronti, schierandosi, come il resto dei cittadini, dalla parte di Coffrini.
Una denuncia, quella della Spadoni, supportata anche dal gruppo consigliare del Movimento 5 Stelle di Reggio Emilia, che le ha espresso solidarietà “per le minacce ricevute in perfetto stile mafioso. Il Movimento 5 Stelle lotta, assieme a tutte le persone libere – si legge nella nota – perché la mafia, in tutte le sue declinazioni, e i mafiosi siano additati come un cancro sociale. E nessuno ci potrà mai zittire”. Il M5S fa anche appello alle istituzioni, annunciando la presentazione di un ordine del giorno in consiglio comunale a Reggio: “Serve fare di più. Serve una amministrazione molto più vigile che tolga spazio a queste presenze, lavorando sui controlli ma ancora di più sull’informazione e sulla cultura”.