Secondo la relazione lo stato chimico dell'acqua "non è buono". L'area di influenza è su un tratto di costa lungo circa 7 chilometri chilometri, da Castiglioncello a Rosignano
“Uno stato chimico non buono” a causa di un’eccessiva concentrazione di mercurio e tributilstagno: è la diagnosi che l’Arpa Toscana ha fatto per un tratto di mare nell’area di fronte a Rosignano Solvay, dove si trovano le Spiagge bianche, meta ogni estate di migliaia di bagnanti malgrado il divieto di balneazione per la vicinanza dello stabilimento chimico Solvay. E l’esito della relazione dell’Arpat si riferisce proprio alla “Qualità delle acque marino costiere prospicienti lo scarico Solvay”. Nel dossier redatto su richiesta del ministero dell’Ambiente si accendono ancora una volta i riflettori sullo stabilimento chimico (produzione di carbonato di sodio, circa 800 dipendenti) della multinazionale, bersaglio da anni degli attacchi degli ambientalisti (secondo alcune fonti, dal 1912 sono state scaricate in mare circa 13 milioni di tonnellate di solidi sospesi) e recentemente al centro di indagini giudiziarie, proprio per un problema di scarichi ritenuti fuori norma.
Secondo il rapporto dell’Arpat l’anomala concentrazione di mercurio sarebbe da imputare “in maniera determinante” alla vicinanza dello stabilimento. Discorso diverso invece per la concentrazione del tributilstagno “che non sembra ascrivibile allo scarico Solvay”. Il quadro delineato – aggiunge comunque l’Arpat – si ripresenta anche “per gran parte degli altri corpi idrici della costa toscana, ad esclusione della Costa dell’Argentario“. Non sono però soltanto le Spiagge Bianche (caraibiche per modo dire: il colore della sabbia è generato dai reflui della produzione scaricati a mare) a risentire della vicinanza degli impianti Solvay: le numerose mappature sulla “presenza di una contaminazione da mercurio nei sedimenti” realizzate negli anni passati evidenziano infatti come “l’area d’influenza” dello scarico si estenda a nord-ovest fino a Castiglioncello, la cosiddetta perla del Tirreno, località balneare un tempo meta di attori e registi.
Nel dossier si definisce comunque “buono” lo “stato ecologico” ma soprattutto si evidenziano “livelli di tossicità assente o trascurabile”. Lo studio ricorda però come la prateria di Posidonia oceanica abbia subito nel tempo “una regressione verso il largo del proprio limite superiore causata dall’elevato apporto di sedimenti presenti nello scarico”. Nessun allarmismo e nessun rischio tossicità quindi, ma la guardia delle istituzioni locali resta alta: “Lo studio effettuato da Arpat non dice cose nuove – dichiara ailfattoquotidiano.it il sindaco Pd di Rosignano Marittimo e presidente della Provincia di Livorno, Alessandro Franchi – si tratta soltanto di un aggiornamento degli studi in corso. Viene perciò confermato che non c’è quindi alcun rischio né dal punto di vista sanitario, né da quello ambientale: stiamo parlando infatti soltanto di sedimenti insabbiati che non generano alcun pericolo”. Franchi ricorda inoltre che “il mercurio dagli anni Settanta non viene più scaricato in mare e che dal 2007 esso non fa più parte dei processi produttivi legati all’elettrolisi“. A tal proposito è lo stesso rapporto a ricordare che le “celle a mercurio” sono state sostituite con le “celle a membrana”. “Comune e Provincia – conclude il sindaco – continueranno a vigilare con tutti i loro mezzi sulla questione”.