Secondo un report dell'Ispettorato generale speciale per la ricostruzione in Afghanistan, che cita lo "UN Office on Drugs", lo scorso anno si è registrata "la più alta estensione di piantagioni di sempre" nonostante le somme ingenti spese da Washington per la lotta al traffico internazionale. Un giro di affari di oltre 3 miliardi di dollari, denaro usato da narcotrafficanti e talebani
Non sono bastati gli oltre 7,6 miliardi di dollari spesi dagli Stati Uniti per la lotta al narcotraffico. Nel 2013 il numero di ettari di terre afghane dedicati alla coltivazione di papavero da oppio è stato il più alto di tutti i tempi. Un livello record che supera con 209.000 ettari i 193.000 del 2007. È quanto emerge da un rapporto inviato alle autorità americane dall’Ispettore generale speciale per la ricostruzione in Afghanistan (Sigar), John Sopko, su dati forniti dallo United Nations Office on Drugs. Una realtà che, sottolinea Sopko, non fa che peggiorare nonostante dal 2001 gli Stati Uniti spendano miliardi di dollari per arginare il commercio internazionale di droga con base in Afghanistan. Tanto che nel rapporto l’intervento americano viene visto come “inutile”.
L’esplosione della produzione di oppiacei, e l’ininfluenza dell’intervento americano, mette “l’intero processo di ricostruzione dell’Afghanistan a rischio – continua Sopko – perché il narcotraffico è un processo che nutre criminalità organizzata e corruzione”. Un giro d’affari che in Afghanistan nel 2013 si è aggirato attorno ai tre miliardi di dollari, contro i due miliardi raggiunti l’anno precedente. Denaro è per lo più utilizzato da narcotrafficanti ma anche dai talebani che finanziano in questo modo il loro sforzo bellico. E per il Sigar i primi dati del 2014 lasciano intendere che l’area di coltivazione si estenderà ulteriormente.
Dando uno sguardo più ampio al fenomeno, dal 2002 al 2013, inoltre, l’area dedicata al papavero da oppio è aumentata di ben 125.000 ettari. Le piantagioni, aumentate del 36% rispetto al 2012, si trovano soprattutto nel sud (Helmand e Kandahar) e nel sud-est dell’Afghanistan. Ma anche in province, come Nangarhar, che erano considerate libere da questa produzione. Aree – in particolare le province di Helmand e Kandahar – dove era dispiegato il grosso delle truppe statunitensi e britanniche tra il 2010 e il 2012. Anche se la coltivazione di oppio è principalmente rivolta al commercio internazionale, inoltre, il consumo di droga è aumentato anche in Afghanistan. Nel 2012 erano consumatori regolari di droga 1,3 milioni di afghani, in aumento rispetto al milione del 2009. Rispetto al consumo di oppio, dal 2005 al 2009 i consumatori sono cresciuti da 130mila a 230mila. Cifre non inconsistenti, visto che la popolazione dell’Afghanistan è composta da poco meno di 32 milioni di persone.
Il rapporto segnala anche errori e fallimenti dell’azione americana in Afghanistan. Missioni concentrate a Kabul e nell’area orientale del Paese, lontane quindi da dove si troverebbero le principali piantagioni. Quantitativi non significativi di droga sequestrata. Nel 2013, ad esempio, la Coalizione e le forze afghane hanno sequestrato 41 chili di oppio, contro una produzione che in Afghanistan si aggira attorno ai 5,5 milioni di chili. Dal 2011, inoltre, c’è stata una generale riduzione dei sequestri non solo di oppio (ridotti del 57°%) ma anche di eroina (-77%). Un mondo in cui la maggior parte del traffico di droga del Paese continua a restare invisibile, quindi, tanto alle forze afghane quanto agli Stati Uniti.