“Mio marito è morto di tumore ai polmoni dopo atroci sofferenze, quando hanno fatto l’autopsia si è scoperto che era pieno di amianto. Chiedo giustizia per lui e per i suoi colleghi che sono morti viventi”. I lavoratori dell’ex Isochimica di Avellino in presidio a piazza Montecitorio a Roma per “chiedere alle istituzioni una risposta per una vicenda che va avanti da 30 anni“. Sono oltre 300 operai che negli anni ’80 hanno ripulito dall’amianto 2500 carrozze delle Ferrovie dello Stato “a mani nude” raccontano. “Il primo giorno ho lavorato con abiti civili – dice uno di loro – dopo due giorni ci hanno dato una mascherina di carta ma noi allora non sapevamo cosa fosse l’amianto”. “Dopo la più grande bonifica italiana ci hanno dimenticato, nessun risarcimento. Piangiamo 15 morti e la maggior parte di noi sono ammalati”. “La nostra salute ormai è compromessa, adesso vorremmo quantomeno andare in pensione, un nostro diritto dopo aver servito lo Stato”, dice un ex operaio al momento disoccupato. Il problema del reinserimento lavorativo è comune: “Siamo malati, chi ci prende a lavorare? – si chiede un altro – Siamo malati di stato abbandonati a noi stessi” di Annalisa Ausilio
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