“Mi fischiavano dietro, mi fissavano il corpo e, assicurandosi che io potessi sentirli, si dispiacevano di quanto fosse un peccato che la mia gonna fosse larga e non potessero vedere la forma del mio culo”. È questa la denuncia di Clara, dimostrante della Cgil che racconta quanto le è accaduto durante il corteo del 16 ottobre organizzato dalla Cgil dell’Emilia Romagna a Bologna contro il Jobs Act e le politiche del lavoro del governo Renzi. Stando alla lettera della ragazza, sembra quindi che mentre si manifestava per i diritti, qualcuno ha preso spunto dal colore insolito dei capelli per indirizzarle molestie sessiste. “Certo, chi mi ha trattato in quel modo sventolava con orgoglio la bandiera” del sindacato, ma “vi chiedo se, secondo voi, è un compagno”, conclude la ragazza sulla lettera aperta pubblicata su Zic.it, quotidiano online della città emiliana.
Pubblicata su Facebook la risposta del sindacato emiliano alle molestie verbali subite dalla ragazza. “La Cgil è anche tua, non lasciare che atti sessisti e rigurgiti iniqui gettino ombre sulla tua voglia di partecipare”. In una nota Anna Salfi, della segreteria regionale, le risponde e ammette che quando è succeso “fa male”. Durante “una manifestazione grande, difficile, riuscita”, qualcuno non ha “avuto di meglio da fare che pensare al colore dei tuoi capelli o alla dimensione della tua gonna. Sì, sono atti ingiusti ed iniqui. E non è solo dispiacere, ma anche rabbia il sentimento di chi ti scrive”. La risposta della Cgil continua poi ricordando come il percorso verso la parità di genere non sia privo di ostacoli. “Noi donne, anche in fabbrica, nelle lotte ci siamo sempre state – sottolinea Salfi – e le abbiamo anche tanto pagate. Non lasciare che l’errore di qualcuno getti un’ombra sulla tua voglia di vivere e di partecipare alla vita pubblica e a quella della Cgil”. Accanto a chi l’ha apostrofata così, “patetico e volgare“, ci sono “tanti uomini e tante donne che ti chiedono di esserci – conclude la Cgil – di lottare insieme anche per superare questi rigurgiti sessisti“.