Il procuratore generale di Palermo è stato l'invitato speciale della serata organizzata a Parigi da Mediapart.fr. Ha parlato di scontro tra magistratura e politica. E senza citarlo ha parlato del caso di Silvio Berlusconi: "Abbiamo assistito alla scena di parlamentari condannati che alla mattina fanno i padri della patria e al pomeriggio vanno da assistenti sociali imbarazzati"
Impunità dei politici italiani ottenuta attraverso leggi e riforme fatte da loro stessi. Continui attacchi mediatici contro la magistratura. E una legge del 2012, la legge Severino, che ha “alimentato la cultura dell’omertà” modificando il reato di concussione e introducendo la punibilità della vittima della richiesta. Il procuratore generale Roberto Scarpinato a Parigi è andato per parlare di corruzione in Italia. I francesi si aspettavano di sentir parlare di mafiosi e criminali. Ma lui ha parlato di politica e di un’Italia che “dal 1990 in poi ha visto approvate leggi che hanno evitato la galera ai politici corrotti”. Scarpinato, giudice che segue l’accusa nel processo sulla mancata cattura di Bernardo Provenzano (legato all’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia) e oggetto negli ultimi mesi di pesanti intimidazioni, è stato l’invitato speciale della serata “Corruption ça suffit“(“Basta corruzione”) organizzata dal giornale online Mediapart.fr. Ha parlato di un’Italia che lotta contro la corruzione senza tregua, ma che deve fare i conti con situazioni anomale. E ha citato, senza nominarlo, il caso dell’ex Cavaliere Silvio Berlusconi condannato per frode fiscale a 4 anni e ora in affidamento in prova ai servizi sociali: “In questi anni”, ha detto, “si è assistito alla scena di importanti parlamentari condannati che la mattina fanno i legislatori e i padri della patria e nel pomeriggio vanno da assistenti sociali imbarazzati che dovrebbero rieducarli alla cultura della legalità”. E assolto in secondo grado nel processo Ruby proprio dal reato di concussione modificato appunto dalla legge Severino.
Prima di lui sono intervenuti i giornalisti Fabrice Arfi (Mediapart), Benoît Collombat (France Inter) et Antoine Peillon (La Croix) che hanno riempito il Theatre de la Ville a Parigi per parlare di un fenomeno che, dicono, “deve essere messo al centro dell’agenda politico mediatica”. Scarpinato ha passato in rassegna i tre fronti su cui la magistratura è mobilitata in Italia per combattere la corruzione. Tra questi c’è l’intervento sul codice penale e l’introduzione di amnistie e indulti. “Dal 1990 in poi sono state approvate una serie di leggi”, ha detto Scarpinato, “che in tanti modi hanno evitato la galera a tanti politici corrotti”. Dura anche la visione del procuratore generale sulla legge Severino approvata nel 2012 e che ha modificato il reato di concussione. E’ il tema che ha infiammato il dibattito per l’assoluzione guadagnata dall’ex premier Silvio Berlusconi in un altro processo, quello sul caso Ruby. “Nel 2012 è stata approvata una nuova legge che ha ridotto da 12 a 8 anni la pena per il reato di concussione che ha luogo quando il politico o il pubblico impiegato chiedono il pagamento di una tangente. La stessa legge ha previsto che il cittadino che denuncia il politico o il funzionario corrotto al quale ha pagato la tangente. Invece di essere premiato deve essere punito con una pena che va fino a 3 anni. Una legge nuova che invece di alimentare la cultura della legalità, incoraggiando i cittadini a denunciare i corrotti, alimenta la cultura dell’omertà incoraggiando il silenzio e la rassegnazione. E ancora sono stati introdotti nell’ordinamento italiano una serie di benefici di legge in base ai quali i corrotti condannati fino alle pena di 4 anni di galera possono evitare il carcere ed essere affidati a servizi sociali per una loro rieducazione alla legalità”.
Un altro fronte dello scontro, secondo Scarpinato, è quello della comunicazione mediatica: “Tanti esponenti del mondo politico, tra i quali anche l’ex presidente del consiglio Silvio Berlusconi, hanno sistematicamente accusato i magistrati che indagano su corruzione e mafia di essere magistrati politicizzati che abusano dei propri poteri per fini di lotta politica”. E a questo punto il procuratore generale ha letto un lungo elenco di accuse e offese fatte ai giudici a mezzo stampa dai politici. La platea è scoppiata a ridere, quasi incredula. “Hanno definito i giudici assassini, terroristi, faziosi, sadici, torturatori, perversi da manuale, venduti, folli, predicatori di mostruosità, criminali vestiti da giudici, omuncoli bisognosi di una perizia psichiatrica”.
E infine, il fronte delle “riforme legislative” per togliere al pm italiano la possibilità di iniziare autonomamente le indagini penali: “Con una nuova legge si voleva riservare il potere di iniziare le indagini esclusivamente alle forze di polizia che dipendono dal potere governativo. Sino ad oggi questi progetti di riforma non hanno avuto successo grazie alla resistenza opposta da alcune forze parlamentari e alla mobilitazione dei cittadini che sollecitati dalla stampa libera sono scesi in piazza per difendere l’indipendenza della magistratura”. Tre lati di un’unica offensiva contro la libertà della magistratura, così dice Scarpinato. Ma che è riuscita a rimanere indipendente: “Grazie all’azione congiunta della magistratura che applica una legge uguale per tutti, della stampa indipendente e della vigilanza popolare, è stato fino oggi possibile in Italia costruire una linea Maginot per la difesa della democrazia e dello stato repubblicano contro il dilagare della corruzione e del potere mafioso”.