“La macchina è ripartita. Siamo seduti dietro. Non c’è più discesa, non c’è più ritorno. Ma il viaggio ci riprende per mano” scrive Giuseppe Cederna nel libro “Il Grande Viaggio” che racconta il suo pellegrinaggio verso le sorgenti del fiume Gange, in India nel 1999. L’attore italiano, che si divide da diversi anni tra cinema e teatro, è stato uno degli ospiti della terza edizione del Detour. Il Festival del Cinema di Viaggio, che si è svolto a Padova dal 16 al 19 Ottobre, organizzato da Fondazione March e diretto da Marco Segato, con la collaborazione del produttore di Jolefilm, Francesco Bonsemblante.
Mettendo in scena uno spettacolo – racconto emozionante e coinvolgente, Cederna ha narrato il suo viaggio di iniziazione con cura e trasporto, ipnotizzando il numeroso pubblico in sala. Rapita dall’attenta descrizione dei luoghi e degli incontri, la gente è riuscita a sentire gli stessi odori e suoni di quella magica avventura, ha visto quei paesaggi suggestivi ed unici, e ha vissuto la sua esperienza, stando semplicemente seduta in poltrona.
Dopo la serata di apertura dedicata all’Armenia, con il film Le Voyage en Arménie di Robert Guédiguian, lo spettacolo Le Mille Anime dell’India e l’omaggio a Jeff Nichols, regista di Take Shelter e del recente Mud con Matthew McConaughey, sono stati gli eventi speciali più seguiti e applauditi del festival, che pone al centro il tema del viaggio nelle sue molteplici forme e direzioni. Il Detour infatti nasce proprio per organizzare alcune giornate di proiezioni, incontri, spettacoli dal vivo e workshop intorno al tema del viaggio, nella piacevole cornice della città veneta. Per la sezione del Concorso Internazionale sono stati selezionati sette film, che raccontano alcuni temi di natura sociale e personale. Il documentario canadese Watermark incentrato sullo sfruttamento dell’acqua, seguito da The Stone River e Hope due storie intorno alle difficoltà dell’immigrazione, lo spagnolo El Rayo sul ritorno alle origini per ricostruire un futuro, la guerra dell’ex Jugoslavia di For Those Who can Tell No Tales, fino al vagabondaggio di Cherry Pie, debutto della figlia di Isabelle Hupert nei panni della sfortunata protagonista, e il francese Gare du Nord, ambientato nella celebre stazione di Parigi.
Tutti i film, giudicati da Luca Bigazzi, Direttore della Fotografia de La Grande Bellezza, l’attrice Lucia Mascino e il regista di Zoran, Il mio nipote scemo, Matteo Oleotto, hanno descritto l’universo del viaggio in chiavi diverse. L’esplorazione, la fuga, il ritorno alle origini, il vagabondare alla ricerca di una vita migliore o semplicemente diversa da quella che già conosciamo, la sete di avventura e di rischio, un viaggio di formazione o di iniziazione. Il movimento sul grande schermo ha regalato spesso film indimenticabili, ma è riduttivo pensare al road movie o ai film di viaggi nel tempo e nello spazio, poiché il cinema internazionale, nonché il mondo del documentario e del cinema indipendente, nascondono dei prodotti di qualità che hanno una profondità e una tecnica da non sottovalutare. Oltre alla settima arte, il Detour ha lasciato spazio anche ad iniziative legate ad altre forme di creatività, come l’illustrazione degli originalissimi carnet di viaggio di Stefano Faravelli e l’animazione di Francesca Ferrario.
“Il tema del viaggio è il fil rouge del festival, che lega molte delle storie in programma, per continuare ad esplorarne i confini geografici e sentimentali, per indagare il presente” ha dichiarato il Direttore Artistico Segato, che insieme al suo team rende possibile questo appuntamento culturale che allarga gli orizzonti, e permette una crescita attraverso il cinema di viaggio che fa sognare e riflettere, soffermandosi anche su importanti questioni sociali e ambientali.
Per saperne di più visitate il sito: www.detourfilmfestival.com