Sono 62 gli indagati nell'inchiesta della procura di Roma sulla cooperativa Gesconet, che si occupa di trasporti, facchinaggio, pulizie e vigilanza privata e nel 2011 si è aggiudicata una gara d'appalto di Montecitorio. Contestati i reati di false fatture per operazioni inesistenti, bancarotta fraudolenta e riciclaggio. 1,7 miliardi di mancate entrate per il Fisco. E' emersa anche una contabilità parallela utilizzata per pagare funzionari pubblici
Un’evasione fiscale da 1,7 miliardi realizzata attraverso false fatture per operazioni inesistenti, bancarotta fraudolenta e riciclaggio. I finanzieri del Nucleo speciale di polizia valutaria, nell’ambito di un’indagine del procuratore aggiunto di Roma Nello Rossa e dal sostituti procuratori Paola Filippi e Mario Dovinola, hanno scoperto che il consorzio di cooperative Gesconet, che si occupa di trasporti, facchinaggio, pulizie e vigilanza privata, ha evaso il fisco per importi “ingentissimi” nel quadro di quella che era una vera e propria organizzazione criminale. Nel 2011 il consorzio si è aggiudicato un appalto da oltre 1,4 milioni di euro per facchinaggi e altri servizi a Montecitorio, anche se oggi la Camera fa sapere che “da diversi anni non c’è più alcun rapporto”.
Resta il fatto che secondo i pm proprio in quel periodo, tra 2010 e 2012, i 62 indagati tenevano una “contabilità riservata e parallela” che veniva utilizzata per pagare funzionari delle pubbliche amministrazioni. Gesconet è finita nel mirino dei pm proprio nel 2012, quando Dovinola ha iscritto nel registro degli indagati 24 tra dirigenti e responsabili del consorzio con l’ipotesi di associazione per delinquere finalizzata all’evasione tributaria e alle fatturazioni false. Il meccanismo truffaldino, hanno ricostruito gli investigatori, consisteva nell’affidamento di servizi in subappalto a società cooperative appositamente costituite da parte delle società degli indagati, che si aggiudicavano gli appalti sia da enti pubblici sia da società private. A loro volta le cooperative emettevano fatture false per operazioni inesistenti, accertate dalla Gdf per circa 400 milioni, accreditando così il denaro ricevuto ad altre cooperative cosiddette “finali”. I conti di queste ultime venivano progressivamente svuotati attraverso dei prelievi di denaro contante, non giustificati da alcuna logica commerciale.
In anni precedenti la società, che ha sedi a Roma, Milano, Napoli, Torino e Bologna, era anche stata oggetto di denunce sindacali per caporalato. Gesconet risulta in liquidazione dal novembre scorso e in agosto l’ex amministratore unico Antonio Barbati ha assunto l’incarico di liquidatore. Anche il principale socio, la cooperativa di facchinaggio Consorzio C.L. (che ne condivide la sede, in viale Luigi Schiavonetti a Roma), risulta in liquidazione.
Nell’ambito dell’operazione martedì i finanzieri hanno eseguito in tutta Italia perquisizioni e sequestri preventivi per centinaia di milioni di euro su immobili, società, rapporti finanziari, auto e beni di lusso.